Il San Paolo non è a misura di disabile

Il San Paolo non è a misura di disabile

Ad Antonio Medici, commercialista di Benevento, è stato intimato di lasciare le stampelle

Lo sport è inclusione. Almeno dovrebbe esserlo. Può capitare che escluda, come successo a Napoli in occasione dell’ultima partita di Europa League. Ad un uomo con disabilità è stato infatti impedito di seguire la partita a meno che non avesse lasciato le stampelle. Antonio Medici, commercialista di Benevento, ha discusso con due persone della sicurezza che un’animata discussione quando si è visto negare l’accesso da due persone che gli hanno detto di non poter entrare con le stampelle.

Il paradosso è doppio, in quanto, come ha raccontato lo stesso protagonista suo malgrado della vicenda, è più volte stato allo stadio con sua figlia. «Sono stato trattato meglio al concerto degli U2 a Roma, dove gli addetti mi accompagnarono finanche a comprare gadget prima di farmi accomodare», ha raccontato all’Ansa Antonio Medici.

Dopo la denuncia a mezzo stampa il capo delle operazioni del Napoli, Alessandro Formisano, ha detto di essere dispiaciuto, ma che è stato applicato il regolamento d’uso dell’impianto.

Insorgono le associazioni delle persone con disabilità. Il presidente della Fish Campania, Daniele Romano, non può credere alla notizia. «E’ la prima volta che ci segnalano una situazione come questa. Le stampelle sono degli ausili, non un’arma. Questa – dice Romano – è discriminazione passibile per denuncia che è regolata dalla legge 67/2006».

Nella lunga schiera degli indignati per la vicenda anche il presidente di Federconsumatori Campania Rosario Stornaiuolo. «Non è accettabile che in un impianto sportivo non sia consentito l’accesso ad una persona con disabilità. Lo sport – ha detto Stornaiuolo – dovrebbe essere un momento di festa. In questo caso invece sono stati negati i diritti di una persona».

Ciro Oliviero

Redazione
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