Coronavirus, c’è chi pensa ai rom di Scampia

Coronavirus, c’è chi pensa ai rom di Scampia

Il crowdfunding sulla piattaforma buonacausa.org per l’acquisto di beni di prima necessità

L’emergenza Coronavirus ha cambiato le nostre vite. L’appello #iorestoacasa è uno dei più diffusi. Per alcuni la casa è un luogo di sofferenza per la presenza di nuclei familiari numerosi in pochi metri quadrati. Per altri per la presenza di persone con disabilità. Le donne vittime di violenza. Ma c’è anche chi una casa non ce l’ha. Come i senza fissa dimora, i migranti costretti a vivere nelle baraccopoli.

E poi c’è chi nelle periferie rischia di non riuscire a superare indenne questo momento. Chi perché lavora a nero. Chi perché disoccupato. Chi non può seguire le lezioni scolastiche a distanza come abbiamo raccontato pochi giorni fa perché non han un pc. O perché vive in aree dove non arriva la copertura internet come nei campi rom. Per tutte queste persone l’associazione Chi rom e… chi no ed il Centro Chikù chiedono di allargare la «rete di solidarietà per sostenere chi vive ai margini, in baracca, in luoghi remoti e fuori dall’orbita di azione delle amministrazioni, soprattutto durante un’emergenza mai vista prima, che esaspera isolamento e povertà». 

Barbara Pierro, Biagio Di Bennardo ed Emma Ferulano evidenziano che a Scampia c’è chi si sta organizzando per fornire sostegno. Le realtà che operano in quel quartiere di Napoli hanno lanciato un crowdfunding su buonacausa.org «per l’acquisto di beni di prima necessità per garantire la sopravvivenza di almeno un mese per le comunità del territorio metropolitano a partire dai rom ma senza escludere nessuno, almeno 800 persone, con una altissima percentuale di minori e giovani».

Redazione
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