Paciolla, operatori Onu ostacolano indagini

Paciolla, operatori Onu ostacolano indagini

La denuncia dell’ambasciatrice italiana all’Onu, Mariangela Zappia

È passato più di un mese dalla morte di Mario Paciolla. Ad oggi ancora non sono chiare le circostanze della sua morte nella casa di San Vincente del Caguán in Colombia. Ancora non si conoscono i risultati dell’autopsia. La decisione presa dalla Procura di Roma due giorni fa però indirizza le riflessioni verso una direzione ben precisa. Il procuratore Michele Prestipino ha cambiato il fascicolo da istigazione al suicidio ad omicidio. Le indagini proseguono e sarà la magistratura ad accertare i fatti.

In questa situazione poco chiara fin dal principio ci sono delle certezze. I funzionari Onu non stanno collaborando. Soprattutto gli operatori presenti sul campo. Quelli che condividevano la missione con Mario. Si sottraggono ai confronti con le autorità colombiane. Un atteggiamento che sta ostacolando le indagini. Nonostante la revoca dell’immunità ai membri della missione da parte delle Nazioni Unite. A denunciarlo è stata anche l’ambasciatrice italiana all’Onu, Mariangela Zappia.

La giornalista colombiana de El Espectador, Claudia Julieta Duque, aveva anticipato che nei giorni successivi alla morte di Mario le stesse Nazioni Unite avevano scritto più di una mail agli oltre 400 operatori sul campo in Colombia chiedendo di non rilasciare interviste o dichiarazioni di qualunque tipo sul caso.

Le indagini della Procura di Roma sono concentrate sull’uomo della sicurezza della missione, Christian Thompson. Come abbiamo scritto ieri era stato lui a trovare il corpo di Mario Paciolla, ma aveva aspettato trenta minuti per chiamare la polizia. Thompson aveva dichiarato di aver preso telefono e pc dalla casa di Mario in quanto di proprietà dell’Onu. Materiale poi smaltito in discarica e mai analizzato dagli inquirenti.

Ciro Oliviero

Redazione
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