Scorta mediatica per Veysi Altay

Scorta mediatica per Veysi Altay

Da oggi parte il suo tour in Italia, organizzato dal Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, per raccontare la resistenza curda

Il film Nujin (Nnuova vita) racconta la storia di tre donne soldato protagoniste della liberazione di Kobane dalle milizie islamiche dell’Isis. Per questo lavoro il regista turco Veysi Altay è stato condannato a 2 anni e mezzo di prigione con l’accusa di propaganda terroristica. Solo un mese fa gli è stato revocato il divieto per spostarsi all’estero. Intanto altri due processi pendono sulla sua testa, Uno per il film BÎR (Well), ed un’altra perché è direttore di un giornale curdo. Per quest’ultimo fatto è stato già condannato ad una pena detentiva di 18 mesi ed a pagare una multa di mille euro.

Da oggi parte il suo tour in Italia per raccontare la resistenza curda. Questa mattina Altay è al campus di Fisciano dell’Università di Salerno, dove c’è stata la proiezione di “The Well – Il pozzo”. Domani alle 18 sarà al centro sociale Sodalis si Salerno, dove avrà luogo la proiezione di Nujin. Diverse le tappe tra Cagliari, Forlì, Faenza, Trieste e forse il 15 aprile a Bologna. Ad invitarlo in Italia e ad organizzare questo tour il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, in sintonia con la Rete del Caffè Sospeso. Altay, del resto, è amico del Festival ed è stato più volte protagonista e testimone con i suoi lavori, vincendo il prestigioso Human Rights Doc nel 2018.  

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Altay ha lavorato per molti anni come fiduciario per Amnesty International e per l’Associazione per i Diritti Umani (İHD) ed è stato reporter della guerra in Rojava (Kurdistan occidentale) durante le battaglie contro l’Isis a Serêkaniyê / Ras al-Ayn (2013) e Kobanê (2014) ed è proprio a lui che si devono le prime immagini arrivate in Occidente di quei drammatici scontri. Il coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, Maurizio Del Bufalo, sottolinea la volontà della rete italiana di farsi scorta mediatica per il cineasta. «Veysi Altay è un artista perseguitato che, come molti altri testimoni, rischia di scomparire nelle carceri turche o addirittura di essere eliminato nel silenzio, come è già accaduto a molti oppositori del regime di Erdogan. Pertanto è nostro desiderio creare, attraverso questo tour italiano, dei legami di amicizia e di umana solidarietà che possano tenerlo al riparo, al suo rientro in patria, da possibili azioni di repressione silente», ha detto Del Bufalo.

@dalsociale24

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