L’Asgi ritiene che il decreto interministeriale del 7 aprile 2020 presenti numerose criticità e seri dubbi di conformità alle convenzioni internazionali poste a tutela dei diritti fondamentali delle persone salvate in mare. Il provvedimento prevede che data l’emergenza sanitaria i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per essere dichiarati luogo sicuro. Tale decreto era stato emanato dai ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti, dell’Interno, degli Affari Esteri e della Salute.

Per l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione viola la Convenzione di Amburgo del 1979 sulla ricerca ed il salvataggio marittimo. «Un provvedimento – si legge nella nota – che, di fatto, fornisce indicazioni agli organi dell’amministrazione di non procedere all’assegnazione di un porto per le imbarcazioni straniere che abbiano salvato delle persone da un naufragio, eludendo così l’obbligo di valutazione caso per caso, appare di dubbia legittimità».

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L’Asgi evidenzia che le misure di sorveglianza sanitaria non comportano comunque deroghe alle norme legislative vigenti sul soccorso e l’accoglienza. L’associazione sottolinea che non può essere sminuita la risposta operativa del centro di soccorso italiano per il coordinamento delle operazioni di salvataggio in mare. «Né – scrive Asgi – costituire il pretesto per attuare di fatto un respingimento di potenziali richiedenti asilo».

L’associazione lancia inoltre un appello ai Paesi europei per una maggiore solidarietà. Serve che «tutti partecipino al primario compito dell’Europa di salvaguardare le vite di tutte le persone in pericolo in mare e di impedire che possano restare nelle carceri libiche o nella situazione di guerra in tale Paese», si legge nella nota.