Più parco giochi inclusivi

Più parco giochi inclusivi

L’intervista a Daniele Romano della Fish Campania

L’inclusione dei bambini con disabilità passa anche attraverso il gioco. Inclusione appunto. Permettere ai bambini con disabilità di giocare con i loro pari. E non ghettizzarli costruendo appositi parco giochi destinati solo ai disabili. Un punto sul quale insiste da tempo la Fish. Così come il presidente regionale della Campania, Daniele Romano.

Inclusione come nel caso del parco giochi de L’Aquila inaugurato quattro anni fa all’interno del progetto Giochiamo tutti. Nella struttura di
di viale Rendina i bambini con disabilità possono giocare assieme a tutti gli altri. Un luogo in linea con i principi della’inclusione e i criteri di accessibilità.

In altre regioni la situazione non è la stessa. In Campania ad esempio non ci sono parco giochi completamente accessibili. Non a tutte le disabilità almeno. «La Regione Campania lanciò due anni fa un bando per rendere i parco giochi accessibili ai disabili motori. Ma la nostra idea – racconta il presidente di Fish Campania, Daniele Romano – è che sia accessibile a tutti. Abbiamo un’idea di inclusione per tutte le disabilità». In campania più di un anno fa era emersa la possibilità di realizzare un parco giochi inclusivo con la vecchia direzione della Mostra d’Oltremare più di un anno fa, poi sfumato.

Per il presidente della Fish Campania «non basta che le strutture siano accessibili ai disabili motori. Questi ragazzi devono potersi rapportare con i propri pari. Si tratta di una questione culturale». Daniele Romano racconta anche uno spiacevole episodio accorso qualche tempo fa alla sua associazione. «La responsabile di un parco giochi di Caserta dopo averci invitati a passare una giornata con loro ci ha fatto presente che saremmo dovuti andare lì nel giorno di chiusura. Ovviamente non abbiamo accettato. Questo è il problema culturale. Non si pensa all’inclusione dei ragazzi con disabilità, ma alla ghettizzazione».

Un altro problema che Daniele Romano ha riscontrato in diverse occasioni riguarda anche il gioco a casa. «Molte mamme mi hanno raccontato che spesso i bambini con disabilità giocano da soli. Questo è preoccupante. Non giocano con loro pari».

Ciro Oliviero

Redazione
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