«Non ci fermiamo» per Mario

«Non ci fermiamo» per Mario

Il giudice ha accolto la seconda richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Roma

«Per me è come se Mario fosse morto una seconda volta». Parole durissime, piene di dolore e determinazione, quelle di Anna Motta, madre di Mario Paciolla, il cooperante ONU e giornalista trovato morto cinque anni fa in Colombia, in circostanze mai chiarite. A spingerla a parlare, ancora una volta, è l’ennesima ferita. Il giudice ha accolto la seconda richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Roma. Una decisione contro cui la famiglia si era nuovamente opposta. «Io sono convinta che mio figlio non si sia suicidato, ci sono tante cose che me lo dicono», aggiunge la madre di Mario Paciolla.

Oggi Anna e Pino, i genitori di Mario, hanno scelto di tornare in piazza, a Napoli, proprio davanti a Palazzo San Giacomo, dove sventola uno striscione con il volto del figlio e la scritta Verità per Mario. Attorno a loro decine di amici, cittadini, attivisti. «Sono la nostra forza – dicono commossi – senza di loro non saremmo qui».

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La rabbia però si trasforma in determinazione. «Se prima prendevo un appuntamento al giorno per far luce su quanto accaduto a mio figlio, da oggi ne prenderò due. Non mi fermerò. E se servirà, andrò all’estero. Ovunque», ha detto Anna Motta. Ora la famiglia attende di leggere le motivazioni della decisione del giudice. Ma una cosa è certa: la battaglia per la verità sulla morta di Mario Paciolla non si ferma.

@dalsociale24

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