Napoli, Marinella e gli aquiloni

Napoli, Marinella e gli aquiloni

Il progetto è finanziato dal Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità – Ufficio di Esecuzione Penale Esterna

Il 24 agosto è stato avviato nella II Municipalità di Napoli il progetto Marinella e gli aquiloni. Le attività si svolgono presso la sede dell’associazione Obiettivo Napoli. Ispirata dai temi della giustizia di comunità l’iniziativa vuole favorire il reinserimento sociale e lavorativo dei minori in esecuzione penale esterna. Il progetto è finanziato dal Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità – Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna (Uiepe) per la Campania e realizzato con la II Municipalità di Napoli.

Al progetto prendono parte anche altri enti pubblici, enti del terzo settore, scuole del territorio, la Consulta delle Associazioni e delle Organizzazioni di Volontariato della II Municipalità 2, che hanno costituito la rete informale
Rete di Marinella. Una rete che lavorerà con 12 persone in esecuzione penale esterna. Il progetto terminerà a novembre dopo un percorso sia in aula sia che in esterna nei quartieri Mercato e Pendino.

Il progetto è nato da un incontro tra l’assessore alla Legalità della II Municipalità, Susy Cimminiello, ed un’operatrice dell’Uiepe. «Abbiamo pensato di mettere in rete le associazioni dei quartieri Mercato e Pendino e di portare avanti un progetto di reinserimento sociale», spiega l’assessore. Un progetto che già lo scorso anno ha visto la presa in carico di 4 detenuti e che quest’anno ne vedrà partecipi 12. Seguono corsi di formazione, collaborano alle attività di pulizia delle scuole, delle aree verdi.

«L’obiettivo – racconta Susy Cimminiello – è avere una sorta di restituzione. Loro hanno commesso degli errori. Grazie a questo progetto facciamo in modo che si mettano a disposizione del territorio. Un messaggio al territorio stesso che ora queste persone sono dalla parte giusta. Al contempo li avvicini alle istituzioni. Provi a tendere una mano, senza pregiudizio. Imparano una professione. Dobbiamo lavorare per creare un dopo. Non possono bastare i tre mesi del progetto. Speriamo che il nostro progetto sia da volano ad esperienze simili anche nelle altre municipalità».

Redazione
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