Le politiche di rigenerazione territoriale

Le politiche di rigenerazione territoriale

Occorre rispettare gli obiettivi fissati dalla Strategia europea per il suolo per il 2030 e dal Piano per la transizione ecologica

In vista delle elezione politiche del prossimo 25 settembre, quanto accaduto a seguito del maltempo che ha colpito diverse aree del Paese con conseguenze anche tragiche come in Toscana, è imprescindibile da parte di chi si propone come prossima forza di governo imprimere un cambio di passo deciso nelle politiche di rigenerazione territoriale. Ad esempio, dando piena operatività a organismi nati ad hoc come il Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane (Cipu), istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con il compito di coordinare le amministrazioni centrali, le regioni e le autonomie locali, per l’attuazione delle politiche urbane finalizzate alla crescita, all’inclusione sociale e alla coesione territoriale.

Partendo da obiettivi ormai improcrastinabili come l’attuazione della legge sulla rigenerazione urbana già predisposta dal Senato (alla quale ho avuto personalmente modo di collaborare – nda), nella quale è stato introdotto un concetto innovativo in termini di contrasto al consumo di suolo come la strategia di “consumo di suolo -1”. Si supera, in sostanza, la classica impostazione sul “consumo di suolo zero” per guardare in prospettiva futura non solo al recupero delle aree urbanizzate e alla loro rigenerazione, ma anche e soprattutto al ripristino naturale delle aree più compromesse.

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In un Paese che, come certificato anche dall’ultimo Rapporto sul consumo di suolo del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa), nel 2021 ha visto ancora crescere le coperture artificiali al ritmo di 2 metri quadrati al secondo, e sfiorando i 70 chilometri quadrati in un solo anno, non è più ammissibile costernarsi di fronte ai danni e alle vittime di eventi meteo violenti.

Non è più sostenibile un approccio nei confronti della tutela del territorio che tra il 1999 e il 2018 ha lasciato su quel suolo che non riusciamo a proteggere in maniera efficace circa 20 mila morti riconducibili ad eventi meteo estremi con perdite economiche quantificabili in oltre 30 miliardi di euro.

Qualche passo in avanti è stato fatto nel corso degli ultimi anni, ma occorre una volta e per tutte ragionare, lavorare e impiegare risorse sulla prevenzione, nel rispetto e l’osservanza degli obiettivi fissati dalla Strategia europea per il suolo per il 2030 e dal Piano per la transizione ecologica che ha tra l’altro ha rafforzato ulteriormente questo obiettivo al fine di azzerare il consumo netto entro il 2030. Interventi normativi e strumentali fondamentali, in assenza dei quali la recente riforma costituzionale con la quale la tutela dell’ambiente e della biodiversità sono stati inseriti ufficialmente nella nostra Carta, rischiano seriamente di restare lettera morta.

@VinsViglione

ex consigliere regionale della Campania

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