L’impegno di ActionAid nell’emergenza

L’impegno di ActionAid nell’emergenza

L’intervista al responsabile Progetti internazionali di ActionAid, Daniele Lodola

L’emergenza sanitaria ha colpito tutto il mondo. Le organizzazioni non governative che operano in molti Paesi dell’Africa e dell’Asia e del Medio Oriente hanno messo in campo attività straordinarie per fronteggiare l’emergenza. Tra queste ActionAid. Ne abbiamo parlato con il responsabile Progetti internazionali, con Daniele Lodola.

Pochi giorni fa ActionAid ha lanciato un allarme Kenya legato all’emergenza sanitaria. Quali sono le maggiori necessità?
«Si tratta di un’emergenza che abbiamo imparato a conoscere anche in Italia, purtroppo. I bisogni sono simili, ma in contesto diverso. In Kenya, dove operiamo da 40 anni, solo il 60 per cento della popolazione ha accesso all’acqua potabile, il 30 ai servizi igienico-sanitaria. Le soluzioni abitative e lavorative sono instabili e precarie. Dunque il distanziamento sociale è poco praticabile. I lavori che hanno una natura di confronto, come il mercato, vengono meno. L’Oms ha stimato nel Paese 300 casi e 14 vittime. Sono dati da prendere con le pinze perché magari molti casi non vengono neanche denunciati. La preoccupazione è elevata. In Kenya c’è un presidio medico ogni 100 mila abitanti. Sarebbe difficile garantire molti ricoveri. Noi stiamo cercando di andare a lavorare su degli asset già a nostra disposizione. Cercando di trovare una via d’uscita a problemi strutturali che sono stati incrementati dall’emergenza. Stiamo lavorando sulla prevenzione, la distribuzione di acqua, di kit igienici. Stiamo utilizzando anche i social media ed altri strumenti di informazione. E poi con la distribuzione di denaro per dare sollievo alle necessità delle famiglie con il più alto indice di vulnerabilità».

La vostra organizzazione lavoro in quel Paese da anni. Cosa è cambiato con l’emergenza Coronavirus?
«Sostanzialmente la percezione di non sapere bene cosa fare è comune. Come in Italia. Per questo vogliamo che l’informazione che arriva sia chiara e trasparente. Il governo ha imposto il coprifuoco dalle 19 alle 5 del mattino. Le misure devono essere comprese dalla popolazione così da essere più efficaci. La resilienza dell’Africa è conosciuta. L’emergenza ha indubbiamente acuito alcune dinamiche. Chi era povero prima, ora sta peggio. In questo momento il Kenya sta vivendo una invasione di locuste concentrata principalmente nelle zone agricole più a nord. Si tratta di aree già danneggiate dai cambiamenti climatici. Ora viene danneggiato anche il raccolto che a giugno avrebbe dovuto raggiungere l’apice. Inoltre i confini chiusi creano difficoltà per il commercio estero, soprattutto di fiori».

Proprio in Kenya era stata rapita Silvia Romano, appena rientrata in Italia dopo 18 mesi. Quanto rischiano cooperanti e volontari internazionali in zone del mondo come quella?
«Nel pieno rispetto delle scelte di ognuno è importante avere struttura che possa garantire la sicurezza delle persone che si recano in un ambiente in cui sono estranee. Il pericolo c’è. ActionAid cerca di minimizzarlo con il supporto in loco. Abbiamo un nostro ufficio in Kenya. E poi con una procedura di sicurezza strandardizzata, come l’assicurazione, una buona conoscenza del contesto in cui si opera per evitare il più possibile situazione di pericolosità. Secondo me nel caso di Silvia c’è stata una combinazione di fattori. Probabilmente l’isolamento è stato individuato dai criminali che poi hanno tratto profitto dalla loro azione».

La solidarietà di ActionAid non si ferma al Kenya. Durante l’emergenza avete lanciato anche Covid19 Italia Help. Di cosa si tratta?
«Da quasi 10 anni noi portiamo avanti un’attività programmatica anche in Italia. Abbiamo voluto superare la dicotomia tra nord e sud del mondo. Ormai anche da noi riscontriamo le stesse problematiche che ritroviamo in alcuni Paesi dove siamo presenti come organizzazione. Abbiamo cercato di operare lungo i nostri filoni principali, ovvero quello di partecipazione attiva delle persone e la valorizzare del patrimonio locale. Abbiamo raccolto tutte le iniziative messe in campo a livello locale come raccolte fondi, volontariato, spesa sospesa, servizi online. Le persone così possono conoscere l’assistenza al welfare nelle loro zona. Avevamo provato un esperimento simile nel 2016 con il terremoto ad Amatrice ed Accumoli che aveva funzionato bene».

Anche il vostro impegno nel contrasto alla violenza di genere varca i confini nazionali.
«Questo è uno dei nostri pilastri. Nella nostra esperienza di cooperazione il ruolo della donna è essenziale. Sia per ragione di cura, che di attenzione e di altruismo. Abbiamo cercato di mutuare i principi di assistenza che abbiamo attivata in Italia alle vittime di violenza o che vivono situazione difficili per offrire percorsi di uscita prima con il supporto dei centri antiviolenza e poi con l’indipendenza economica e psicologica. Anche nell’emergenza, dove si registrano casi di convivenza forzata, abbiamo cercato di non far mancare il nostro sostegno. Abbiamo attivato un fondo affinché le donne non rimanessero senza aiuto. Un modo per proseguire il percorso fuori dalla case dalle quali erano uscite per situazioni di abuso. Poi abbiamo attivato un intervento di fornitura di dpi alle operatrice e alle ospiti».

Ciro Oliviero

Redazione
ADMINISTRATOR
PROFILE

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Skip to content