Secondo uno studio discusso in occasione del XXII congresso nazionale della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia la fame di socialità connessa alle misure di contenimento del Covid ha effetti collaterali e diretti sul funzionamento del cervello. Il lockdown, le zone rosse, la mancanza di collegamenti diretti con i nostri pari porterebbe secondo questa ricerca effetti negativi sul nostro benessere mentale.

«L’indagine, pubblicata su Nature Neuroscience – si legge da una nota stampa – , è stata condotta su volontari rimasti a digiuno per dieci ore o deprivati di qualunque contatto umano, reale o virtuale, per altrettanto tempo; l’analisi del cervello con risonanza magnetica nucleare funzionale ha dimostrato che in entrambi i casi si attiva la substantia nigra, una piccola area cerebrale coinvolta nel desiderio di cibo e, quindi, anche di socialità».

Una ricerca che dimostra ancora una volta quanto l’essere umano è un animale sociale e quanto questo, per sopravvivere, abbia bisogno di interagire con i suoi simili. Il cervello, quindi, è come uno stomaco a digiuno senza contatti umani. La solitudine derivata da questo stato di sofferenza del cervello è causa di un caso su 5 di depressione. Un numero che potrebbe aumentare nel prossimo futuro secondo gli esperti. «Già oggi, in circa 600 mila dei 3 milioni di persone con depressione l’isolamento potrebbe essere il motivo scatenante o aggravante del disagio mentale».

«La solitudine è letteralmente veleno per la nostra salute – spiega Claudio Mencacci, co-presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e direttore del Dipartimento Neuroscienze e Salute Mentale AsstFatebenefratelli-Sacco di Milano – sappiamo infatti che indebolisce il sistema immunitario, favorisce la comparsa di molte malattie, ma soprattutto che compromette il benessere mentale».

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