Le scarcerazioni potevano essere evitate

Le scarcerazioni potevano essere evitate

L’intervista a Nando Dalla Chiesa

Sta facendo molto discutere la lista dei 376 boss e narcotrafficanti pubblicata ieri da la Repubblica. 376 persone messe ai domiciliari per motivi di salute e rischio di contrarre il Coronavirus. Ne abbiamo parlato con Nando Dalla Chiesa, docente all’Università Statale di Milano ed esperto di criminalità organizzata.

Professore, si potevano evitare queste scarcerazioni?
«Molte potevano essere evitate. Le prima avvisaglie del virus sono arrivate a gennaio. Mi chiedo come mai nessuno abbia tratto prima queste conclusioni. Se c’è un luogo dove ci sono assembramenti quello è il carcere. Ma non il 41 bis, ma le celle dei poveri diavoli, che tra l’altro sono ancora in cella. Un regime di isolamento come quello previsto dal 41 bis è stata la condizione che il presidente del Consiglio ha chiesto agli italiani per settimane. E poi ci sono caserme dismesse, istituti vuoti. Potevano essere utilizzati quelli per ospitare le persone che avevano quelle caratteristiche. Inoltre, se sono riusciti a costruire un ospedale in quindici giorni,avrebbero potuto farlo anche con altre strutture se richiesto dall’emergenza. La verità è che soffiava un vento che ha preso la palla al balzo e gli altri non sono stati capaci di respingerla. Questa mi sembra una commedia terribile e amara. Non credo sia stato fatto tutto a norma di legge. Io non sono un tifoso del buttiamo la chiave. Sono stato contro l’ergastolo ostativo. Ma qui siamo ben oltre».

Il ministro della Giustizia starebbe studiando un vincolo normativo che riporti gli ex detenuti al 41bis e nei reparti di Alta sicurezza davanti ai giudici di Sorveglianza dato l’abbassamento dei numeri dei contagiati.
«Secondo me questa vicenda deve far riflettere su responsabilità e sull’architettura giustizia. Una misura del genere non si annuncia. Io se fossi al posto di mafiosi e narcotrafficanti in questo momento scapperei. Questa vicenda ci fa capire che è necessario rivedere la funzione del giudice di Sorveglianza. Non è messo lì per far uscire mafiosi ed altri detenuti in regime di alta sicurezza con una perizietta medica. Non si può far uscire da regime di 41 bis perché iperteso. Ci possono essere pochi casi di gravi difficoltà di salute che rientrano nella statistica. Ma quello che è successo qui è al di fuori di ogni immaginazione. Ora bisognerà fare che il ministero faccia una raccolte delle perizie. La cosa grave è che immagine che le perizie saranno sovrapponibili».

Qualche giudice si Sorveglianza ha rigettato la richiesta di scarcerazione.
«Dipende dalla competenza professionale. Dipende da come si intende il proprio ruolo. Il giudice di Sorveglianza non è deputato a designare dei livelli di tolleranza superiore per alcuni detenuti rispetto ad altri. Se ci sono casi nei quali si ravvisano delle necessità particolare interviene il rispetto dei diritti umani. Al di là del tipo di detenuto».

Il capo del Dap Francesco Basentini alla fine si è dimesso.
«Questa è una valutazione che deve fare il governo. Se credevano fosse stato fatto tutto a norma di legge lo avrebbero difeso. Ma io temo che non sia così. Quando mio padre controllava le carceri dall’esterno si evadeva con le bombe. Ora le liberazioni avvengono da dentro».

Organizzazioni ed associazioni impegnati nel sostegno alle persone in stato di necessità lamentano i ritardi nell’erogazione dei fondi per l’acquisto dei beni di prima necessità. In questo vuoto possono inserirsi le mafie.
«Per questo dico sempre lo Stato dia subito soldi che ha promesso. Proprio per evitare che si verifichino situazione del genere. Io credo che in situazioni come questa bisogna mettere persone fidatissime in posti creati ad hoc per gestire i fondi per un breve periodo. Quando venne messo Zamberletti a gestire l’emergenza del terremoto in Friuli funzionò. Quando ci sono le persone giuste a gestire le emergenze le cose funzionano. Bisogna agire sapendo cosa serve. Per questo dico lo Stato dia subito. Se non danno neanche quello che hanno promesso la gente può essere destabilizzata e cedere alle avance delle mafie».

Ciro Oliviero

Redazione
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