La cura dei detenuti nelle Rems

La cura dei detenuti nelle Rems

I numeri del report su Tso e Rems in Campania curato dal garante dei detenuti della Campania Samuele Ciambriello e presentato ieri in Consiglio regionale

La Campania ha il più alto numero di detenuti in attesa di essere collocati nelle Rems. Sono 19 sui 70 di tutto il Paese. Quelli attualmente ospitati nelle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza sono attualmente 44. Divisi tra le strutture definitive di San Nicola Baronia (Avellino) e Calvi Risorta (Caserta), e le due temporanee di Mondragone e Vairano Patenora, sempre in provincia di Caserta, che sono in dismissione. A queste si aggiungono cinque articolazioni psicologiche all’interno delle strutture circondariali regionali. I numeri emergono dal report su Tso e Rems in Campania curato dal garante dei detenuti della Campania Samuele Ciambriello.

Dal rapporto – realizzato in collaborazione con l’associazione Psichiatria Democratica e la cooperativa Articolo 1 – emerge inoltre che causa pandemia i posti nelle Rems sono stati decurtati del 15 per cento. Ovvero dai 140 antecedenti marzo 2020 si è passati ai 120 attuali. Causa emergenza il reparto adibito alla cura dei malati psichici dell’ospedale San Giovanni Bosco è stato riconvertito in reparto Covid. I due reparti dell’ospedale del Mare sono stati accorpati in uno da soli 16 posti. All’Asl Napoli 1 Centro si è passati da 28 a 16 posti. All’Asl Napoli 2 Nord(da 18 a 14. All’Asl di Caserta da 16 a 12. Secondo il report in Campania servirebbero almeno 500 posti.

Nel corso della presentazione del rapporto in Consiglio regionale il garante Samuele Ciambriello ha sottolineato che «siamo per il superamento di queste strutture e per aumentare i luoghi alternativi al carcere dedicati a persone con questi disturbi. La mancanza di personale all’interno di queste strutture incide su molti problemi rischiando così di cronicizzarti». Nel corso della presentazione il direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asl Napoli 1, Fedele Maurano, ha sottolineato che «’attenzione sulla salute mentale non va mischiata con le persone detenute, può essere pericolosissimo. In carcere non si può assicurare nessun progetto e programma di salute mentale qualunque persona ci metti dentro, perché senza libertà non c’è cura. Le Rems dovrebbero essere l’ultimissima sponda invece i magistrati ricorrono spesso a questa misura sacrificando la salme del singolo alla sicurezza della comunità».

Redazione
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