Nikolič: le mie opere raccontano la sofferenza

Nikolič: le mie opere raccontano la sofferenza

L’intervista all’artista rom Željko Nikolič, uno dei principali espositori alla mostra itinerante “Romanipen, Identità e storia della cultura romanì”

In occasione della Giornata della memoria, i referenti del progetto Latcho Drom hanno allestito la mostra itinerante “Romanipen, Identità e storia della cultura romanì”, che racconta l’inclusione delle etnie Rom e Sinti nelle comunità locali. L’esposizione, inaugurata il 25 gennaio a Boves, in provincia di Cuneo, nelle prossime settimane farà tappa anche a Torino, Rimini, Roma. Ne abbiamo parlato con uno dei principali artisti, Željko Nikolič.

Anche se solo l’11 per cento della popolazione Rom e Sinta in Italia vive nei campi si pensa che sia l’unica condizione in cui viviate. Secondo le perché?
«Penso che l’informazione non arriva a tutti gli italiani. Ci sono tanti rom che lavorano e che vivono in casa. Purtroppo siamo costretti a nascondere la nostra identità, perché se sanno che siamo rom perdiamo il lavoro. E senza quello non hai la casa, nè da mangiare. Quando sono arrivato in Italia mi sono presentato come profugo della ex Jugoslavia. Col tempo hanno scoperto che sono rom. Ormai, per me non è un problema, perchè mi hanno conosciuto. Ormai sono quasi 28 anni che lavoro nello stesso ristorante a Torino».

Il 27 gennaio è una data importante anche per le etnie rom e sinti.
«Non solo per noi rom. Per tutto il popolo che ha sofferto dopo la Seconda Guerra Mondiale. Abbiamo sofferto tantissimo. Ed è importante ricordare ogni anno».

Cosa vuole raccontare la mostra Latcho Drom?
«Tutti noi rom e sinti vogliamo migliorare la situazione e far arrivare il messaggio che siamo diversi da come ci dipingono. Vogliamo inoltre raccontare il nostro orgoglio di essere rom».

Cosa vuole trasmettere attraverso le sue opere?

«Una lunga fonte di pace a tutto il mondo. Nessuno deve essere lasciato indietro. I miei disegni ripercorrono le tappe della mia vita. La sofferenza della guerra nei Balcani. Dopo aver vissuto nel campo, con mia moglie ed i miei due figli siamo riusciti ad uscire dal campo con la musica e la danza».

@ciro_oliviero

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