Storia di una donna migrante

Storia di una donna migrante

Quella di Mizè è una storia di determinazione, impegno politico e civile, di una donna che si è spesa per le persone che si trovavano ai margini

In Italia la comunità capoverdiana è molto presente. Una delle città dove vivono più cittadini del Paese africano è Napoli. In città, come nel resto d’Italia, la presenza femminile supera il 90 per cento. Numeri importanti che sono frutto delle richieste di professionalità che da ormai superano i 40 anni. Già dagli anni ’80 infatti città come Milano, Roma e Napoli necessitavano di donne che accudissero le case ed i bambini. Tra queste donne ci sono state, e ci sono ancora, le capoverdiane. Negli anni poi si sono integrate nella società italiane. Hanno studiato, hanno fatto altri lavori. Come nel caso di Maria Josè Mendes Evora, che è diventata un simbolo per la sua comunità e per la comunità migrante in Italia.

Quella di Mizè è una storia di determinazione, impegno politico e civile. La storia di una donna che si è spesa per le persone che si trovavano ai margini della società per restituire loro la dignità. Giovedì 9 dicembre la sua storia è stata al centro della tavola rotonda Storia di una donna migrante, tenutosi a margine del Consiglio generale della Cisl di Napoli. Durante l’incontro è stato proiettato il documentario Mizè, tratto dal libro Trentotto Anni di racconto di Maria Josè Mendes Evora. Alla tavola rotonda sono intervenuti il Console onorario della Repubblica di Capo Verde a Napoli, Giuseppe Ricciulli, la segretaria Cisl Napoli, Melicia Comberiati, il presidente di Anolf, Mohamed Saady e la stessa Mendes Evora. A moderare i lavori la vicepresidente di Anolf, Maria Ilena Rocha.

Nel corso dell’incontro è emerso che lo scorso anno sono stati solo 8 i cittadini capoverdiani che sono arrivati in Campania, a fronte di 150/200 degli anni passati. Meno degli italiani che si sono trasferiti a Capo Verde, che sono stati 13. Secondo il Console Ricciulli il motivo è innanzitutto lavorativo. Lì la percentuale di disoccupazione rasenta lo zero. Numeri ben lontani da quelli italiani. A differenza però del nostro Paese, sanità ed istruzione sono private. Ma in generale sono tanti i rifugiati che arrivano in Italia, come ha ricordato la segretaria della Cisl di Napoli, Melicia Comberiati. «I rifugiati vengono qui perché non hanno scelta. Noi abbiamo un’unica scelta: accoglierli, aiutarli. Salvare le vite è un principio fondamentale, come ha più volte detto Mattarella», ha sottolineato la Comberiati.

«Dobbiamo essere lontani da ogni strumentalizzazione ed andare avanti sulla strada dell’accoglienza. Superare la logica emergenziale e farla diventare strutturale. Un punto sul quale stiamo lavorando con l’Anolf», ha aggiunto la segretaria. Un tema che ha affrontato nel suo intervento anche il presidente dell’Anolf nazionale, Mohamed Saady. Un tema che è legato a doppio filo al fulcro dell’incontro, ovvero Maria Josè Mendes Evora. Saady ha affermato che «è una figura emblematica per ogni progetto migratorio. Per tante donne migranti che hanno scelto questo Paese per poter realizzare il proprio progetto migratorio».

La stessa Maria Josè Mendes Evora ha evidenziato come sia necessario sostenere i migranti ed i figli dei migranti. Quelli cosiddetti di seconda generazione. La protagonista del documentario ha poi lanciato un appello al mondo sindacale ed alle istituzioni affinchè si lavori per una legge sulla cittadinanza.

@dalsociale24

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