Le donne di Chikù scrivono a Mattarella

Le donne di Chikù scrivono a Mattarella

La gastronomia multietnica Chikù oggi rischia la chiusura a causa dell’emergenza da Covid-19

Da anni a Scampia un gruppo di donne si prende cura del quartiere attraverso il cibo e la cultura. Un impegno di inclusione. Prima impresa sociale in Italia che mette insieme donne rom e italiane. Emilia, Rosa, Rosaria, Samantha preparano il caffè, il ragù. Con loro tante altre donne. Le donne del centro gastronomico e culturale del quartiere napoletano sono protagonista dell’impresa sociale La Kumpania. Un progetto dell’associazione Chi rom e… chi no sostenuto, tra le altre, da Fondazione Con il Sud, Fondazione Vismara e Unicredit Foundation. Una storia di emancipazione e riscatto sociale.

In vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre le donne le donne di Chikù hanno scritto al presidente della Repubblica Mattarella. A scrivere è Emilia in prima persone, ma scrive a nome di tutte le sue compagne di cucina e di sale della gastronomia multietnica di Scampia. Le parole ci Emilia sono piene di rabbia, delusione, preoccupazione. Nella missiva a Sergio Mattarella racconta che il sogno che porta avanti da anni con le sue colleghe «sta andando in frantumi e non so se si può immaginare cosa significa per noi». Come le altre attività Chikù è in difficoltà per le restrizioni imposte dall’emergenza da Covid-19.

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«Questo cammino – scrive Emilia – ci ha dato più di qualcosa: dignità, indipendenza, consapevolezza. Personalmente mi ha fatto sentire viva, perché oltre a un piccolo aiuto economico che sono riuscita a portare in famiglia, mi ha fatto provare quell’adrenalina, che ti scuote dentro e ti fa pensare: io sono capace, posso essere oltre che una mamma, una donna che lavora». In questa fase le difficoltà sono difficili da superare e le preoccupazioni crescono. Per donne di 45 e più anni sarebbe difficile ricollocarsi sul mercato del lavoro. Ed inoltre «questo posto, Chikù, per noi è casa». 

La Kumpania compie dieci anni. Quelle donne che dal primo momento hanno sposato il progetto sono in cassa integrazione in attesa di sapere se questa esperienza farà ancora parte del loro futuro. «Quest’ultima sfida ci sembra che si possa superare solo con uno sforzo superiore e congiunto e per questo, a nome di tutte, richiamo l’attenzione di tutte e tutti. Non so cosa mi aspetto da questa lettera aperta- chiosa Emilia -, ma spero che qualcuno creda ancora una volta in noi e che così possa continuare il nostro sogno, possiamo riaccendere i fornelli e farvi gustare i nostri piatti».

Redazione
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