L’integrazione in Italia è possibile. E già viene praticata ogni giorno. Come nel caso del progetto di co-housing di Trento, in uno spazio di via Missioni Africane, dove vivevano solo i padri comboniani, oggi ci sono 13 richiedenti asilo in seconda accoglienza e 6 studenti universitari. La ComboUniversitaria, questo il nome del progetto coordinato dal
L’integrazione in Italia è possibile. E già viene praticata ogni giorno. Come nel caso del progetto di co-housing di Trento, in uno spazio di via Missioni Africane, dove vivevano solo i padri comboniani, oggi ci sono 13 richiedenti asilo in seconda accoglienza e 6 studenti universitari. La ComboUniversitaria, questo il nome del progetto coordinato dal Centro Astalli Trento, è nata per esigenze comuni.
La condivisione ha riguardato anche i problemi. Per sopperire all’impossibilità dei richiedenti asilo di prendere i mezzi pubblici gratuitamente il gruppo ha ideato un cineforum con un ingresso ad offerta per poter finanziare gli abbonamenti del trasporto pubblico. Un’idea efficace, tanto che una quota è anche stata messa da parte per acquistare i biglietti dei prossimi mesi.
Agli studenti viene chiesto un contributo mensile di 200 euro per pagare alcune spese e le bollette. Lo spazio che hanno a disposizione è di una stanza singola con bagno, una cucina condivisa, un grande salone per le attività, il giardino con orto. Per il prossimo anno accademico sono già stati assegnati i posti.
L’esperimento del primo anno è stato un successo. Azzeccata dunque «l’idea di far convivere in un solo spazio tre comunità, favorendo l’integrazione e il dialogo. Di fatto i tre ambienti sono separati, ma le persone vivono come fossero vicini di casa d’altri tempi», come racconta la responsabile del progetto per il Centro Astalli Trento, Erica Raimondi.