Le microplastiche nei mari sono in aumento e sono ovunque. Le fonti sono molteplici, compresi i vestiti che vengono lavati in lavatrice, come ha testimoniato un lungo studio dei ricercatori dell’Ipcb Cnr di Pozzuoli. E come conferma uno studio irlandese, dal quale emerge che sono presenti anche in aree speciali di conservazione ed aree di protezione speciale sulla costa dell’Irlanda. L’abbigliamento sportivo è il primo materiale dal quale si staccano. A seguire le attrezzature per la pesca. Le microplastiche sono difficili da catturare, se non impossibili. Ma l’inquinamento dei mari, dei fiumi è fatto soprattutto da rifiuti che possono essere recuperati, come la plastica. Ed è quello che hanno provato a fare i cittadini dei comuni costieri del Salento nell’area tra Castro e Tricase. Nelle scorse settimane il comitato Porto di Marina di Andrano si è calato nei fondali di uno dei mari più belli d’Europa per ripulirlo da detriti e plastiche. 

LEGGI ANCHE: I murales che salvano gli oceani

Tra i rifiuti raccolti dai volontari ci sono innumerevoli bottiglie di vetro, oltre a pneumatici, flaconi di plastica. A sostenerli in questa attività nell’area del Parco naturale regionale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, la Protezione Civile ed il Comune di Andrano. Un’iniziativa importante per mettere un freno all’inquinamento da plastica (e non solo) in mare. Ma che è proprio il caso di dire che si tratta di una goccia nell’oceano. Sono infatti oltre 250 mila le tonnellate di materiale plastico che ogni anno vengono scaricate solo nel Mediterraneo. Le iniziative di questo tipo però si moltiplicano. Solo negli ultimi mesi sono state decine quelle messe in campo dai volontari. Dalla pulizia dei Navigli a giugno a Milano a quella del lungo Po a Torino domenica scorsa. In attesa delle centinaia di azioni che avranno luogo sabato 18 e domenica 19 in occasione del World Cleanup Day, per cui sono state registrate già oltre 800 azioni.

@dalsociale24