Ne ha parlato il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, al convegno Un’altra agricoltura
«La legge nazionale 199/2016 da sola non può essere realmente efficace nei suoi obiettivi di contrasto allo sfruttamento del lavoro e di argine al fenomeno criminale del caporalato». Lo scriveva nel luglio dello scorso anno su queste pagine l’ex consigliere regionale della Campania Vincenzo Viglione. E guardando i numeri del lavoro nero e dello sfruttamento in agricoltura è chiaro. I dati Inps ci raccontano che il 38 per cento dei lavoratori del settore non è in regola.
La Lombardia è la regione con i numeri più alti. Nel 2021, su 205 aziende visitate dall’Ispettorato del lavoro regionale, sono stati regirati 96 lavoratori in nero, 38 interessati da fenomeni di caporalato, 250 da azioni di appalto illecito. Sulla scorta di questi numeri Fai Cisl aveva lanciato la petizione Mai più ghetti, che ad oggi ha superato le 20 mila firme. A ricordarlo è stato il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, nel corso del convegno “Un’altra agricoltura. Fermiamo lo sfruttamento, il caporalato e l’ingiustizia”, tenutosi a Brescia.
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«Dobbiamo pensare a nuove politiche migratorie, progetti per alloggi e trasporti, dobbiamo superare la politica dei ghetti, che genera solo sfruttamento e illegalità. Il caporalato non rappresenta l’agricoltura italiana, lo sappiamo bene. Ma è un fenomeno che ci riguarda tutti, ed è urgente un’assunzione di responsabilità e azioni concrete», ha detto Rota. «Impegneremo – ha aggiunto il segretario generale Fai Cisl,- i parlamentari della XIX legislatura appena iniziata e il prossimo Governo a sostenere la nostra battaglia di civiltà, per superare questi insediamenti e restituire dignità e qualità del lavoro agli oltre 300mila lavoratori irregolari in agricoltura».
