La politica italiana, durante l’appena conclusa campagna elettorale, è sbarcata su tutti i social per raggiungere sempre più elettori, di ogni fascia d’età. In particolare i vari partiti, con i propri esponenti di punta, hanno invaso il mondo di TikTok. L’obiettivo? Raggiungere la generazione denominata Z. Ovvero coloro che sono nati tra il 1998 e il 2012, presenti in oltre 5 milioni sulla piattaforma. Una generazione considerata incapace di interfacciarsi su altre piattaforme, pensate e realizzate ad hoc per una campagna elettorale, quali le reti televisive, che hanno ospitato i vari confronti tra i candidati, o i giornali.

L’atteggiamento dei politici sulla piattaforma TikTok è praticamente il medesimo. Iniziano con una presentazione del profilo ufficiale. Pubblicano un video al giorno, di poco meno di un minuto, in cui screditano gli avversari o illustrano in un flash un punto del proprio programma. Terminata la campagna elettorale hanno interrotto le pubblicazioni dimostrando un disinteresse per il social.

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Risultato? In un’Italia dove l’affluenza è crollata al minimo storico (64%) e l’astensionismo sta diventando un fenomeno diffuso, i giovani (under 35) hanno votato in quasi 7 milioni. Hanno registrato un tasso di voto più alto rispetto agli over 50. La causa può risiedere in un maggiore senso di responsabilità verso il Paese da parte dei giovani-adulti. Potrebbe aver influenzato la propaganda su TikTok, e su tutti gli altri social, da parte dei politici. Ma è una via meno percorribile.

In ogni caso la presenza della politica su TikTok è una realtà affermata che poco, anzi pochissimo tempo fa era solo un’utopia o una distopia, semplicemente raffigurata in opere cinematografiche o serie tv.

Fabrizio Pennino