Sostegno a orfani di vittime di femminicidio

Sostegno a orfani di vittime di femminicidio

Tra le attività è prevista la formazione per operatori del sistema carcerario

Sono oltre 2mila gli orfani di vittime di femminicidio in Italia. Dato che non esistono stime ufficiali sull’effettivo numero di casi, potrebbero essere molti di più. Gli eventi traumatici e dolorosissimi che i cosiddetti orfani speciali devono affrontare hanno un impatto psicologico devastante con conseguenze su tutta la loro sfera di vita. A questo si aggiungono le questioni giuridiche e gli aspetti legali, tra cui la decadenza della responsabilità genitoriale, l’affidamento del minore, la designazione del tutore. Per aiutare gli orfani di vittime di femminicidio a recuperare la serenità e una vita quanto più possibile normale sono necessarie diverse professionalità. Per questo motivo la cooperativa sociale Irene 95, capofila del progetto Respiro, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il Garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello.

«In questo contesto quando un ragazzo chiede e ottiene il permesso di incontrare il genitore in carcere, è necessario che questi sia adeguatamente preparato attraverso un percorso trattamentale, che è quello che ci proponiamo con la firma di questo protocollo. È difficile occuparsi degli uomini maltrattanti che stanno scontando la loro pena, noi vorremmo sfondare questa porta introducendo il dibattito, aiutandoli ad elaborare il fatto, nel rispetto dei figli che rappresentano sempre il nostro interesse primario», ha spiegato a margine della ratifica dell’accordo il presidente della cooperativa Irene 95, Fedele Salvatore. Il progetto Respiro prevede queste attività. Così come la formazione di base sia per operatori del sistema carcerario che per tutti quei soggetti che in qualche modo impattano sul fenomeno degli orfani speciali.

«Questo avvio di sperimentazione, almeno in alcune carceri della regione, deve essere vissuto anche come applicazione di un dettato costituzionale. Se un detenuto vuole una mano deve essere aiutato a reinserirsi, altrimenti la funzione della pena è una funzione vuota», ha sottolineato il Garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello.

@dalsociale24

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