I servizi per i senza dimora nella fase 2

I servizi per i senza dimora nella fase 2

L’intervista ad Agnese Ciulla, responsabile dei rapporti con enti locali e Regioni della Fio.Psd

L’emergenza Coronavirus ha fatto emergere le difficoltà dei più deboli. Tra questi ci sono le persone senza fissa dimora. Le risposte delle istituzioni non sono sempre state adeguate. Ne abbiamo parlato con Agnese Ciulla, responsabile dei rapporti con enti locali e Regioni della Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora.

Quali sono concretamente le necessità degli homeless in questa fase di emergenza?
«A parte alcuni piccoli piccoli territorio che hanno chiuso i servizi, stiamo registrando che in questa fase, in quasi tutta Italia, l’apertura servizi a bassa soglia. Ad esempio i dormitori sono stati trasformati in spazi di accoglienza h 24. Le persone senza dimora hanno così trovato accoglienza. Questo per alcuni versi ha migliorato il benessere delle persone. Si sono sentite più protette, curate. Abbiamo registrato un miglioramento anche dal punto di vista fisico. Questo dà il senso che il dormitorio è una visione troppo marginale dell’assistenza rispetto ai bisogni di relazione ed accoglienza delle persone. Questo ha sfatato anche il pensiero comune che si sta in strada da soli per scelta».

Dai primi giorni dell’emergenza Fio.Psd ha chiesto alle istituzioni di intensificare i servizi per le persone senza fissa dimora. Qual è stata la risposta?
«La risposta è stata diversa in base ai territori. L’aspetto più difficoltoso è stato creare spazi dedicati per persone che avessero bisogno di rispettare un periodo di quarantena preventiva o in alcuni casi obbligatoria. Il sistema di supporto ai casi positivi è stato lento. Questo a fronte di alcuni territori che hanno previsto spazi specifici, come Milano, dove sono stati adibiti per le persone senza dimora dei mini appartamenti. Il concetto del “io resto a casa” per le persone senza fissa dimora è contraddittorio. Nell’emergenza l’accoglienza vale per tutti. Alcuni spazi sono stati trovati. Ci auguriamo che restino disponibili anche per il futuro».

E il rapporto rapporto con il governo? Ci sono stati dei cambiamenti nel dialogo tra la fase 1 e la fase 2?
«Abbiamo scritto alla Protezione civile, alla Presidenza del Consiglio, ai ministeri preposti. Principalmente rispetto a due punti. Il primo legato al riconoscimento del diritto della presa in carico e dell’accoglienza delle persone senza dimora. L’altro legato al riconoscimento degli operatori sociali che si occupano di queste persone. Era necessario che anche loro venissero dotati delle misure di protezione. Abbiamo ricevuto risposta dala Protezione civile con la quale abbiamo attivato dei percorsi in Piemonte dove la situazione è ancora difficile. Siamo in attesa di ricevere un riscontro dalla Presidenza del Consiglio. Abbiamo fatto un ottimo lavoro con il ministero delle Politiche sociali con cui abbiamo condiviso l’emergenza. E’ stato attivato un fondo legato a due fondi comunitari. Si tratta di una variazione di spesa dell’Avviso 4 del 2016 che viene ripartito in base all’indagine Istat del 2014 sulle persone con disabilità nelle città italiane. Molti territori avevano già in uso. Gli enti territoriali hanno potuto utilizzare quei fondi per l’acquisto di dpi, per l’erogazione di materiali di base, per l’acquisto di cibo, scarpe. Pr sostenere concretamente persone. Lo hanno adottato subito città come Brescia, Palermo. Poi tutte le grandi città hanno fatto accesso».

Make Yourself a Home ha realizzato dei moduli prefabbricati semplici da montare. Potrebbero, a suo avviso, essere utilizzati per ospitare anche temporaneamente le persone senza dimora?
«Ne parlavo poco fa con i servizi sociali di Brescia. Dobbiamo costruire i percorsi con la persona rispettando i diritti e le volontà dei singoli. Anche per quanto concerne i servizi a bassa soglia. Necessario costruzione una relazione. Ben vengano tutte le opportunità come questa. Ma bisogna mantenere la centralità persona. In questi i servizi territoriali hanno ruolo chiave. Immaginare delle misure uguali per tutti non accontenta nessuno. Il processo di hounsing first non è pensato per dare una casa e lasciare le persone a sé stesse. Dobbiamo costruire un processo di autonomia, supporto. La persona deve tornare al centro».

Ciro Oliviero

Redazione
ADMINISTRATOR
PROFILE

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Skip to content