Il Question Time di Salvini alla Camera

Il Question Time di Salvini alla Camera

I numeri e le analisi snocciolati dal vicepremier non rispondono alla realtà dei fatti

di Marco Ehlardo

«Se noi riusciamo a stroncare il traffico illegale di esseri umani evidentemente verranno meno anche le violenze che sono documentate (nei campi in Libia)».
«Il nostro Paese è impegnato per assicurare da parte delle autorità libiche il pieno rispetto dei diritti umani e il miglioramento delle condizioni umanitarie dei migranti e rifugiati in Libia».
«L’adozione del decreto sicurezza è il fattore principale di contrasto all’immigrazione irregolare».
«Il dato è che a meno partenze conseguono meno morti».

Per fortuna i Question Time alla Camera durano poco, altrimenti chissà quante altre perle avremmo ascoltato. Nelle sue risposte alle domande di alcuni deputati sul tema immigrazione, il Ministro dell’Interno ha snocciolato dati ed analisi che ben conosciamo. Anche perché, sui media, si sentono sempre e solo i suoi dati ed analisi. Pochissimo o nullo è lo spazio dato a chi la pensa diversamente: che poi, ancor peggio, spesso non sa nemmeno cosa dire.
Eppure è sorprendente come certe analisi passino per vere, o quantomeno plausibili, nonostante l’evidenza dei fatti dimostri l’esatto contrario. E, purtroppo, di giornalisti che facciano il loro lavoro, ossia verificare ed eventualmente contestare, non ce ne sono quasi più.
Nelle brevi risposte date alla Camera, la densità di passaggi quantomeno dubbi è notevole. E, non essendo un giornalista, ma “solo” uno che si occupa e che scrive di questi temi, mi sento più libero di verificarli.
Ho preso 4 passaggi significativi, che a leggerli potrebbero essere delle battute di Zelig (dunque, in quanto tali, poco divertenti), ma che rappresentano una prassi grave e consolidata degli ultimi mesi: spararla grossa e farla passare come la Verità.

Nel primo si parla di un nesso evidente tra lo stop al traffico di esseri umani e la fine delle violenze sui migranti nei campi libici. È semmai evidente l’esatto contrario. Innanzitutto perché il traffico di esseri umani è alimentato proprio dalle politiche italiane ed europee che, rendendo sostanzialmente impossibile un ingresso legale (ad esempio con visti per lavoro), lasciano come unica strada il tentativo di ingresso “illegale”. Se non cambiano queste politiche, non si può stroncare il traffico. Poi è evidente che, quando si chiude una strada (verso l’Italia), aumentano gli sbarchi altrove (Spagna) o si sfruttano di più i percorsi terrestri verso i Paesi del centro-nord Europa (Germania). Infine, cosa più grave, è impensabile che chi incarceri e torturi migranti in Libia, per estorcere loro denaro per il viaggio in Europa, smetta di farlo se questo viaggio diventa più difficile da organizzare. È molto più plausibile, invece, che dovranno escogitare nuove modalità e rotte, più costose, con conseguente aumento dei tempi di detenzione, delle torture e delle richieste economiche.
In definitiva, di evidente mi sembra ci sia solo che l’eccesso di consumo di Nutella non fa bene.

Il secondo avrebbe dovuto suscitare una semplice nuova domanda: mi scusi, ma cos’è un’autorità libica? Al momento, un’autorità libica è un’entità più affine al mondo di Tolkien che a quello dei governi. Quella che attualmente è riconosciuta a livello internazionale controlla un territorio risibile, e per giunta lo fa solo grazie al sostegno (interessato) di alcune milizie. Tutto il resto del Paese è in mano ad Haftar o a varie milizie e tribù. Continuare a parlare di interlocuzione con le autorità libiche è un po’ come se uno stato straniero dicesse di interloquire con l’Italia perché parla col Presidente della Regione Molise (con affetto e senza offesa).

Il terzo è la drammatica dimostrazione che in Italia si fanno troppi studi umanistici e pochi studi scientifici. D’altronde, la matematica non si addice molto alla politica: i numeri ed i calcoli sono difficilmente contestabili. La conseguenza del decreto sicurezza è stata una drastica riduzione delle protezioni concesse ai richiedenti asilo, essendo stata abolita la Protezione Umanitaria. In Italia, il numero di espulsioni si attesta mediamente sotto le 500 al mese. Con l’abolizione della Protezione Umanitaria, che prima costituiva circa il 25% delle protezioni concesse, considerando i dati del Ministero dell’Interno di gennaio 2019 (dove la Protezione Umanitaria è al 3%), circa 1650 persone che avrebbero ottenuto statisticamente tale protezione hanno invece ricevuto un diniego. Il calcolo è facile: a questo ritmo, ci saranno circa 1100-1200 persone in più al mese “irregolari” in Italia, rispetto al periodo precedente il decreto sicurezza. Esattamente il contrario di quanto affermato. È per questo che amo la matematica.

In ultimo, il dato sui morti nel Mediterraneo, che sarebbero diminuiti rispetto a prima grazie alle minori partenze. Il dato si può contestare sia quantitativamente che qualitativamente.
Quantitativamente per due motivi. Il primo è che il numero di morti (almeno quello ufficiale, ossia verificabile) è davvero diminuito come numero assoluto nel 2018. Il problema è che, proprio per il calo drastico delle partenze, è invece aumentato il numero di morti rispetto ai migranti che partono. In pratica, se le partenze tornassero ai livelli del passato, e restassero le attuali politiche anti-ong e di respingimento del governo, i morti sarebbero più del doppio rispetto al passato.
Il secondo motivo è che anche la diminuzione assoluta dei morti nel periodo “salviniano” è dubitabile. Infatti, la riduzione dei morti nel 2018 è dovuta soprattutto al periodo Minniti, mentre i numeri sono risaliti con questo governo.
Dal punto di vista qualitativo, va fatta una considerazione essenziale. Per calcolare il numero di naufragi e di morti, ci vuole qualcuno in loco che lo faccia. Ma, allo stato attuale, non c’è più nessuno che possa farlo. Ergo, non sappiamo davvero quale siano i numeri reali. È piuttosto plausibile, purtroppo, che siano ben maggiori, ma che nessuno ne sia venuto a conoscenza.
Per non parlare, infine, di coloro che vengono “salvati” dalla Guardia Costiera libica e riportati nei campi di concentramento libici. Cosa ne sappiamo di loro? O ci accontentiamo che non muoiano in mare, nel cortile di casa, e chi se ne frega se lo fanno una volta riportati in quei lager?

D’altronde, lo stesso Salvini, nel Question Time, ha detto che «altro paio di maniche sono i campi illegali». E, almeno su questo, qualcosa l’ha indovinata.

Redazione
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