Gli operatori del consorzio Gesco e della cooperativa Era incroceranno le braccia lunedì 4 dicembre. Il perché è descritto in un documento che gli enti stanno facendo girare in queste ore. «A partire da qualche tempo le aziende sanitarie locali della Campania hanno avviato una serie di interventi volti al frazionamento dei servizi prima, alla loro svalutazione e fino al totale assorbimento. E tutto, pare, per non avvalersi più del supporto della cooperazione sociale», si legge nella missiva. «Quella stessa cooperazione che ha operato per l’integrazione dei servizi pubblici, che si è sottratta a processi di privatizzazione selvaggia e ad operare in sostituzione della pubblica amministrazione, ora viene, con un colpo di spugna, sostituita».

La sostituzioni di cui parlano gli enti nel documento numeri preoccupanti. «Una dimensione concreta che contribuisce ad impiegare, a Napoli, 1300 persone. Milletrecento fra educatori, operatori sociali, psicologici, oss, che sono però anche artigiani, artisti, animatori territoriali ed attivatori di rete, compagni di viaggio e amici di tanti e tante, fra pazienti, familiari, medici».

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Se da una parte ci si mobilita, dall’altra, quello del servizio sanitario, non si registrano segnali o risposte confortanti. L’operazione dell’Asl «è un danno per gli operatori – dichiara un’operatrice della coop Era – che difficilmente potranno essere collocati in altri servizi, un danno anche perchè nel tempo abbiamo sviluppato un modello di riabilitazione fondata sulla cura di comunità che andrebbero persi. Un patrimonio costruito insieme agli utenti, famiglie, ai territori. Come andrà perso il grande lavoro fatto per integrare il privato sociale con quello pubblico».

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