Libera ha pubblicato il dossier Raccontiamo il bene, il censimento delle esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati
In Italia sono 36mila i beni immobili confiscati. Il 48 per cento sono stati destinati ad associazioni, cooperative, riutilizzati per ospitare uffici comunali o sedi delle forze dell’ordine. Questi alcuni numeri presenti nel dossier Fattiperbene di Libera, che due anni fa fotografava la situazione del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Un rapporto redatto in occasione dei 25 anni dall’approvazione della legge 109/96. Nei giorni scorsi, a 27 anni da quella legge, Libera è tornata sul tema con Raccontiamo il bene, il censimento delle esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati, attraverso la campagna Raccontiamo il bene. Una mappatura delle esperienze attraverso numeri e proposte.
991 i soggetti che hanno in gestione beni immobili confiscati alla criminalità organizzata. 18 le regioni e 359 i comuni interessati. Una rete che crea servizi, welfare, lavoro, sviluppo. Più della metà (525) delle realtà sociali è costituita da associazioni mentre le cooperative sociali sono 217. La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Sicilia con 267 soggetti gestori, segue la Campania 162, la Calabria con 148, la Lombardia con 141.
«Forte il nostro impegno anche per non far spegnere il dibattito politico e legislativo su questi temi: non siamo disposti ad accettare attacchi alla normativa sulle misure di prevenzione e sul riutilizzo, che riteniamo uno degli strumenti più importanti per il contrasto alle mafie e alla corruzione. Servono, invece, strumenti sempre più precisi e sistematizzati per gestire il grande numero di beni immobili e di aziende confiscate, per poter trasformare questo patrimonio in vera opportunità per il Paese», ha dichiarato il responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera, Tatiana Giannone.
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