Creare i servizi pubblici di assistenza per famiglie e soprattutto bambini in territori è una delle prime azioni da mettere in campo
Abbattuta a Casapesenna la villa bunker che ospitò la latitanza dell’ex boss della camorra Michele Zagaria. Bene. Molte le dichiarazioni politiche che al coro di “qui la camorra ha perso” o “qui lo Stato ha vinto” stanno celebrando in pompa magna un intervento che per poter affermare concretamente il senso di tali frasi ha bisogno però di ben altro.
Creare un piano ad hoc per sollevare i nostri territori dagli effetti atavici di un abusivismo edilizio che negli di Zagaria, Schiavone, Iovine e compagnia bella è stato la gallina dalle uova d’oro dei clan che hanno speculato sul bisogno di molti cittadini di avere un tetto sulla testa.
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Fare in modo che le istituzioni preposte paghino regolarmente le realtà impegnate in delicati percorsi di rigenerazione sociale, soprattutto a favore di soggetti fragili e/o svantaggiati, attivi su beni confiscati e beni comuni, senza costringerli a fare salti mortali per rimanere in vita.
Potenziare, e in alcuni casi creare, le reti servizi pubblici di assistenza rivolti alle famiglie e soprattutto i bambini in territori alle prese con seri rischi di povertà e povertà educativa, allontanando lo spettro del degrado sociale, da sempre punto di forza dei clan per il reclutamento della manovalanza criminale. Se non succede questo, sono state buttate solo quattro mura a terra di cui non si ricorderà nessuno da qui a qualche anno.