Disabilità, cosa manca nella fase 2

Disabilità, cosa manca nella fase 2

L’intervista al presidente di Fish, Vincenzo Falabella

Tra le persone fragili in maggiore difficoltà durante l’emergenza ci sono quelle con disabilità. Nell’ultimo dpcm firmato dal premier Conte mancano alcune indicazioni sostanziali per queste persone. Soprattutto in determinati settori come scuola e lavoro. Ne abbiamo parlato con il presidente di Fish, Vincenzo Falabella.

Nelle ultime disposizioni del governo per la fase 2 mancano alcune misure per le persone con disabilità.
«Nel dpcm ci sono poche misure. Quasi nulle. Quello su cui ci stiamo concentrando è il prossimo decreto legge, quello di maggio che dovrà necessariamente contenere politiche mirate per consentire alle persone con disabilità e alle loro famiglie di affrontare la fase 2 con la massima tutela della salute e pari opportunità. In queste ore stiamo avendo una serie di interlocuzioni. La Fish ha avviato già da qualche settimana dai gruppi di lavoro tematici al suo interno per individuare eventuali criticità. E per avanzare proposte mirate per far sì che nel prossimo decreto legge siano accolte più istanze dei cittadini con disabilità. Tema centrale è quello della salute con una riapertura graduale dei centri diurni. Sarà necessario una maggiore attenzione. Penso ai tamponi ed ai dpi, sia per gli operatori che per le persone con disabilità. L’emergenza ha evidenziato due carenze. In primi quella del sistema sanitario nazionale. Al di là del plauso a chi in prima linea combatte per cercare di salvare vite umane. Altro aspetto riguarda la carenza del sistema di protezione sociale. Sarà necessario attenzionare interventi per l’inclusione sociale delle persone con disabilità. Credo sia fondamentale anche un ripensamento a medio termine delle rsa, sulle quali avevamo avvertito una falla in tempi non sospetti. Sulla domiciliarità i servizi territoriali non hanno saputo rispondere. Inoltre in questo Paese c’è una burocrazia che diventa ostativa. Queste persone hanno vissuto emergenza nell’emergenza. Se l’emarginazione arriva anche dalle amministrazioni pubbliche ci troviamo davanti ad uno sgretolamento del diritto al sostegno e alla promozione sociale».

Sui temi come la scuola, il lavoro?
«La didattica a distanza non ha funzionato. Al di là e al netto della tecnologia. Sono mancati gli accomodamenti per far partecipare gli studenti con disabilità al pari degli altri alunni. C’è stato uno scarico di responsabilità dagli enti territoriali che non hanno messo a disposizione immediatamente gli assistenti alla comunicazione. Ieri ho avuto un confronto con il ministro Azzolina. Auspichiamo che nelle prossime ore ci sia un’attenzione a garantire la didattica a distanza. Per il lavoro devo sottolineare che già nel Cura Italia c’erano alcuni interventi efficaci. Come l’aumento dei giorni per la 104, i congedi parentali. Era stata prevista la permanenza a casa per le persone con disabilità, ma inquadrata come ricovero ospedaliero. Nell’articolo 26 ci sono state delle lacune interpretative. Un rimbalzo di responsabilità tra Inps e ministero del Lavoro. So che sarà complicato, ma noi abbiamo proposto che da qui a fine anno ci sia un aumento delle pensioni di invalidità da 295 a 600 euro per dare maggior respiro alle famiglie per le quali la fase 2 richiede un impegno economico importante».

Quale può essere l’apporto al governo delle organizzazioni che si occupano di persone con disabilità, ed in particolare della Fish, in questa fase?
«Hanno un ruolo centrale. Del resto lo prevede anche la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. In particolare all’articola 4, comma 3, sul coinvolgimento delle organizzazioni per costruire insieme politiche mirate alla tutela ed a garantire pari opportunità alle persone con disabilità ed alle loro famiglie. Lo abbiamo constatato anche nella prima fase dell’emergenza. Se non ci fossero state organizzazioni come la Fish molte azioni messe in campo non sarebbero state neanche pensate. Ed avremmo lasciato le persone con disabilità ancora una volta nell’abisso».

Il problema principale, lamentato da molte associazioni anche prima dell’emergenza, riguarda il rapporto con gli enti territoriali.
«E’ complicato. Purtroppo il sistema impone la responsabilità ai territori. Ma questo comporta ognuno a fare scelte diverse e a non avere uniformità negli interventi. Nella Carta costituzionale ci sono però dei margini per un maggior confronto tra Stato e territori. E’ necessario che anche la Regioni siano meno burocratizzate».

Cos’è la Fad gratuita sul collocamento mirato?
«Si tratta di progetto che abbiamo lanciato un anno fa che attenziona il mondo del lavoro. Pone al centro la possibilità di entrare nel mondo del lavoro. Con questo progetto analizziamo le criticità e le eventuali discriminazioni per la condizione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro. Lo abbiamo modificato, in quanto prevedeva 8 lezioni in presenza, che ora si svolgeranno online».

Ciro Oliviero

Redazione
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