Il 28 maggio si celebra la Giornata mondiale del Gioco. A proporla nel 1998 la presidente dell’Itla (Associazione internazionale delle ludoteche), Freda Kim. Dopo l’approvazione di Seoul le Nazioni Unite accettarono la proposta. Da allora le varie associazioni nazionali delle ludoteche, assieme ad altri organismi, hanno diffuso la ricorrenza con l’obiettivo di instillare nelle comunità la cultura del gioco come fattore di crescita sociale e culturale.

In Italia la Giornata del gioco è ampiamente diffusa, ma poco inclusiva. I parchi gioco inclusivi nel Belpaese sono 234. La maggior parte di questi si trovano al nord. E se sono inclusivi per i disabili motori non sono altrettanto per i ragazzi con disabilità intellettiva o con disturbi dello spettro autistico. Un dato che emerge dall’indagine della Consulta delle associazioni e organizzazioni presieduta dall’Autorità garante dei diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza. Lo studio, condotto assieme all’Istituto degli Innocenti, è stato pubblicato nel volume “Il diritto al gioco e allo sport dei bambini e dei ragazzi con disabilità”.

Sulla questione è intervenuta anche il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Filomena Albano. «Per favorire una vera inclusione – ha detto il Garante – occorre partire dai piccoli, che vanno educati all’accoglienza e al riconoscimento della diversità, stimolati all’apertura e alla solidarietà. Bisogna insegnare loro a guardare il mondo da angolature diverse, a creare relazioni autentiche basate sul rispetto dell’altro. Dai racconti dei ragazzi con disabilità che abbiamo ascoltato emerge un vissuto di solitudine, sperimentato sin da piccoli nel giocare da soli e, quindi, il desiderio di stare insieme ad altri».

In Italia manca una legge sul diritto al gioco e allo sport per tutti, compresi i minori con disabilità. In tal senso l’Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza si è mobilitata, chiedendo anche una mappatura degli spazi per il gioco e lo sport.