Molte persone usano i social network come se fossero al bar. Se non peggio. E se al bar nessuno (o quasi) può essere rapito da commenti di qualsivoglia natura, sui social ci sono migliaia di persone a cui possono arrivare messaggi sbagliato. Messaggi pieni d’odio. Ai quali non sfugge nessuno. Nemmeno i politici. Soprattutto durante periodi sfrenati di campagna elettorale. Come quello che stiamo vivendo in queste settimane in vista del voto amministrativo del 3 e 4 ottobre prossimo. Come negli anni passati, anche in questa campagna elettorale c’è chi ha esasperato (già) i toni. E chi invece si affida ad una comunicazione non aggressiva. Tra questi c’è il sindaco e ricandidata sindaco di Roma Virginia Raggi. L’esponente del M5S è stata tra i primi a firmare l’appello ad evitare discorsi d’odio in questa campagna elettorale.

L’iniziativa è stata lanciata lo scorso 3 settembre dalla Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio. Un manifesto in cinque punti per una comunicazione politica scevra da discorsi d’odio, nel pieno rispetto dei principi costituzionali. «Da sempre mi sono battuta contro le discriminazioni e i pregiudizi basati su stereotipi, condannando le offese e gli attacchi personali che troppo spesso vengono utilizzati a fini strumentali. Le parole sono importanti e utilizzate nel modo sbagliato possono essere pesanti come pietre», ha scritto sui social la Raggi dove l’adesione alla campagna.

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Tra gli altri candidati che hanno già aderito al manifesto ci sono Giuseppe Sala, candidato sindaco a Milano, Matteo Lepore, candidato sindaco a Bologna, Gaetano Manfredi, candidato sindaco a Napoli, Beatrice Andreose, candidata sindaca ad Este, in provincia di Padova.

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