Caine, Amalia De Simone racconta le detenute

Caine, Amalia De Simone racconta le detenute

Il mondo carcerario femminile narrato da un punto di vista diverso, attraverso la musica

La giornalista Amalia De Simone porta su Rai3 le storie di alcune detenute di Fuorni (Salerno) e di Pozzuoli. Storie di donne che vanno al di là delle sbarre. Al di là della pena da scontare per spaccio o per appartenenza alla camorra. Un racconto nato «perché mi interessava il mondo all’interno delle carceri. Soprattutto uno sguardo femminile, in quanto fino ad oggi mi ero occupato solo delle carceri maschili, e sempre sotto il profilo dell’inchiesta. Anche questo lavoro – evidenzia Amalia De Simone – ha un taglio prevalentemente giornalistico però tende a raccontare storie, il vissuto di queste donne, ma anche la vita carceraria. Va detto che in molti casi le vicende criminali le conoscevo perché c’ero quando sono stati effettuati gli arresti. Questo ha contribuito ad abbattere un po’ il muro».

Caine è stato realizzato con la collaborazione della giornalista Simona Petricciuolo e la partecipazione della cantautrice Assia Fiorillo. Un lavoro realizzato in mesi di frequentazione del carcere, delle donne protagoniste. Un lavoro fatto di condivisione di storie. Il documentario andrà in onda su Rai3 venerdì 3 luglio in seconda serata per Doc 3 – Il cinema del reale, il programma curato da Fabio Mancini. «Cercavo il pretesto per un racconto originale. Una sorta di mediazione di un vissuto così denso di queste persone. Ho pensato che l’arte potesse essere un buon veicolo. Ho individuato Assia che conoscevo sia artisticamente che umanamente e sapevo che lei avrebbe potuto aprire una breccia nelle teste e nei cuori di queste donne e così è stato», racconta Amalia De Simone.

Per mesi hanno fatto visita ai due penitenziari due volte a settimana. Hanno condiviso molti momenti con le detenute. «Rabbia, dolore, allegria. La vita è varia anche da recluse», sottolinea la De Simone. «La possibilità di riabilitazione non è solo nelle mani di queste persone, che possono anche convincersi di aver intrapreso un percorso sbagliato. Ma dipende da tutti noi, dalla società civile, dalla possibilità che abbiamo di integrarle quando saranno fuori, ma anche dalle opportunità che diamo loro mentre sono detenute, affinché non sia tempo perso. Questo viene fuori dalle opere realizzate da Assia con le detenute», aggiunge la giornalista del Corriere della Sera.

In questi mesi le detenute, con il supporto di Assia Fiorillo, hanno realizzato una canzone. Io sono te racconta le varie sfaccettature della città di Napoli. Le differenze tra nascere in un luogo piuttosto che in un altro. Ma anche la difficoltà di vivere relegate tra quattro mura. «Era la mia prima esperienza di questo genere. Potevo immaginare, ma non sai mai cosa puoi trovare dall’altra parte. Noi non siamo abituate a puntare il dito, ma a contestualizzare le storie. Devo dire – racconta Assia Fiorillo – che è stata una scoperta. Ho voluto confrontarmi con loro. Scoprire che in loro c’era molto di me e viceversa è stato importante. Questo è stato il punto di partenza. Avere cose in comune è stato il mezzo per entrare nel loro mondo. I temi raccontati nella canzone sono il frutto del confronto. Sono argomenti di quali abbiamo parlato».

Ciro Oliviero

Redazione
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