Il 73 per cento delle donne con disabilità che subisce una violenza sessuale, denuncia di essere vittime di familiari o caregiver
Dal 2014 il centro antiviolenza di Roma, gestito dall’associazione Differenza Donna ha un Osservatorio nazionale sulla violenza sulle donne con disabilità. In questi sette anni la struttura ha accolto oltre 100 donne con disabilità. L’età media è di 36 anni, ma ce ne sono state di giovanissime (18) fino a donne di 67 anni. Il centro quest’anno ha accolto una anziani 83enne, con delle gravi disabilità di tipo fisico. Uno studio dell’associazione sulle persone che si rivolgono ai centri da questa gestiti, evidenzia come il 73 per cento delle donne con disabilità subisca violenza sessuale da familiari o caregiver. Il 27 per cento di queste donne ha subito una violenza fisica o psicologica reiterata nel tempo.
Secondo gli ultimi dati Istat disponibili il 36 per cento delle donne con disabilità ha subito violenze fisiche o sessuali (a fronte del 31% delle donne normodotate). Il 31,4 per cento di donne con disabilità ha subito violenza psicologica dal partner attuale (a fronte del 25% delle donne normodotate). Una delle principali mancanze registrate nell’accoglienza delle donne con disabilità vittime di violenza è quella della legge. Per il ministro per le Disabilità, Erika Stefani, «il nuovo Piano nazionale di contrasto alla violenza, e le azioni specifiche messe in campo per tutelare le donne con disabilità, sono passi avanti concreti che stiamo mettendo in campo per debellare un fenomeno particolarmente grave e odioso».
Troppo spesso quando si parla di queste donne non si considerano l’identità, la sfera umana, affettiva, sessuale e sociale. In questo modo saranno sempre e più facilmente vittime. Vittime di serie B. Questo, in parte, avviene anche perché «sono le stesse donne con disabilità a non riconoscere quando sono vittime di violenza. Quando, con fatica, decidono di denunciare il sistema spesso non è in grado di dare loro risposte adeguate facendo accrescere il senso di solitudine e fragilità. E’ indispensabile – ha dichiarato la vice presidente dell’Uici, Linda Legname, innanzitutto assicurare piena accessibilità e fruibilità dei servizi di accoglienza e supporto, promuovere azioni formative specifiche rivolte agli operatori dei centri di assistenza, così come al personale di polizia, delle strutture sanitarie e della magistratura perché siano attrezzati con conoscenze e strumenti appropriati».
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