Il tpl a Napoli dopo l’emergenza

Il tpl a Napoli dopo l’emergenza

L’intervista al segretario generale della Fit Cisl Napoli, Alfonso Langella

Il trasporto pubblico locale è uno dei settori che durante l’emergenza sanitaria non si è fermato. Ci sono stati ridimensionamenti del numero di corse, ma il servizio è stato assicurato. Alla ripresa delle attività, anche se graduale, il tpl dovrà per forza di cose essere riorganizzato. Ma nelle grandi città non sarà semplice. Dalla provincia di Napoli alla città, ad esempio, ogni giorno si muove un milione di persone. Anche se non nella prima parte della fase 2 una fetta di questi passeggeri non ci sarà. Gli studenti ad esempio. Ma l’utenza che si riverserà sui mezzi di trasporto verosimilmente non permetterà di rispettare le distanze di sicurezza imposte dal governo.

«Per rispettare le distanze sarà necessario ridurre il numero dei passeggeri per ogni corsa e aumentare il numero dei mezzi che effettuano servizi viaggiatori. All’inizio ci saranno inevitabilmente delle difficoltà». A sottolinearlo è il segretario generale della Fit Cisl Napoli, Alfonso Langella. Il sindacalista evidenzia la necessità di differenziare il trasporto dalla provincia e quello in città. Per quanto concerne le linee metropolitane «sarà necessario trovare meccanismi per frazionare la discesa viaggiatori in banchina. Così da evitare assembramento sia lì che sul treno», dice Langella.

Per quanto concerne gli autobus invece, secondo il segretario di Fit Cisl Napoli, la responsabilità del numero di passeggeri a bordo sarà lasciata all’autista. Per questo Langella suggerisce che un’ulteriore aiuto potrebbe arrivare dalla tecnologia. «Servirebbe un trasporto flessibile con l’uso della tecnologia, magari prenotando la corsa con una app. Si dovrebbero riprogrammare gli orari delle diverse attività scaglionandoli. Come succede da anni nei Paesi del nord Europa».

La ripresa potrebbe pesare anche sulle tasse dei pendolari. Il 40 per cento degli introiti di un’azienda del tpl arriva da biglietti ed abbonamenti. «Riducendo il numero di passeggeri per ogni corsa e dunque il guadagno le aziende dovranno introitare questi ricavi ugualmente per fornire i servizi. Ho timore che questo significherà un aumento del costo dei titoli di viaggio», dice Alfonso Langella.

Nei giorni scorsi è arrivata da più parti la proposta di incentivare il trasporto sostenibile. Come quello in bici. Su questo punto Langella evidenzia che «a Napoli è un esperimento già fatto, ma che non ha funzionato. Culturalmente non siamo pronti. Sicuramente si tratta di una buona idea ma non potrà sostituire il trasporto pubblico».

Ciro Oliviero

Redazione
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