Utilizzare la prova del dna nei reati di stalking. Questa la proposta portata avanti dall’avvocato Luigi Alfano. Il più giovane cassazionista italiano spiega le regioni di questa proposta «innovativa dal punto di vista processuale e penalistico, oltre che scientifico».

Alfano spiega che «quando il pm dispone la misura cautelare che impone all’aggressore di stare lontano almeno 500 metri dalla vittima, non ha come supporto probatorio altro elemento che la presenza documentata». La proposta avanzata dall’avvocato napoletano permetterebbe invece di stabilire l’esatta presenza dello stalker dalla traccia genetica rivelata attraverso un tampone boccale da confrontare con eventuali mozzoni di sigarette o altri residui biologici. «Con l’utilizzo dell’esame genetico cristallizziamo questa prova», dice Alfano.

L’avvocato aveva già presentato un emendamento alla legge sul codice rosso, ma non ha ricevuto risposta dalla Camera dei deputati. «Non è possibile – dichiara l’avvocato cassazionista – che si pensi alle soluzioni sempre dopo. Questa misura potrà dare giustizia alle vittime».