Pomodoro, filiera contro sfruttamento

Pomodoro, filiera contro sfruttamento

La prima filiera etica contro lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura

Rendere trasparente la filiera italiana del pomodoro. Questa la base dell’accordo presentato ieri a Roma e promosso da Funky Tomato. Una nuova alleanza in cui profit e no profit si mettono assieme per combattere lo sfruttamento dei lavoratori. Alla base dell’accordo la volontà di avere una filiera agroalimentare più controllata, formare i lavoratori ed avviare al lavoro soggetti svantaggiati.

Alla ratificata dell’accordo di rete, presso la sede di Oxfam Italia, erano presenti Funky Tomato, Cooperativa (R)esi­stenza, La Fiammante, Oxfam Italia, Storytelling Meridiano, DOL (Di Origine Laziale), AgroBIO srl e OP Mediterraneo. La base di questo accordo era stata lanciata a Napoli, presso
Officina delle Culture “Gelsomina Verde”, lo scorso 22 novembre.

I NUMERI DEL POMODORO
L’Italia rappresenta il 55 per cento della produzione europea del pomodoro. Un mercato che fattura tra 1,4 e 2 miliardi di euro l’anno. In un quadro come questo però i lavoratori sono spesso ridotti in schiavitù. In Italia sono circa 400 mila i lavoratori a rischio caporalato nell’agricoltura. Numeri impressionanti che hanno destato anche l’interesse dell’Inps. Sulla questione le organizzazioni sindacali sono riuscite a portare a casa una legge che lo contrasta, ma non basta. Serve l’impegno istituzionale che potrebbe concretizzarsi nel Tavolo per la lotta al caporalato. Servono produttori che abbiamo una visione etica e giusta del lavoro, come la rete costituita ieri a Roma.

Alla presentazione delle rete Paolo Russo di Funky Tomato ha sottolineato che questa «è la prima filiera di produzione di conserve di pomodoro che garantisce il rispetto e la dignità di tutti gli attori coinvolti nella filiera, promuovendo un’agricoltura diversificata, contrattualmente forte, consapevole delle proprie connessioni con il paesaggio e l’ambiente, attenta alle relazioni di lavoro, capace di costruire percorsi di inserimento lavorativo e di interazione culturale».

Redazione
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