«Se sono stata considerata un soggetto a rischio merito il Pfizer», dice Paola
Il piano vaccini in Italia procede a rilento. Germania, Francia e Spagna sono molto più avanti. L’Inghilterra ha raggiunto ieri l’immunità di gregge. Ha riaperto perfino i pub. Israele da tempo, è stato il primo. Uno dei problemi dell’Italia è la mancanza di raccordo fra le Regioni. O meglio, la loro decisione, spesso, di non seguire il piano indicato dal governo. Ora toccherebbe ai fragili ed ai caregiver. Ma con quale vaccino. Ognuno fa come crede. C’è chi sceglie di inoculargli AstraZeneca e chi Pfizer. Come nel caso di Paola, un’educatrice di Portici.
La piattaforma della Regione Campania non prevede la registrazione come educatore. Per questo Paola, come tutti i suoi colleghi, si registra come operatore scolastico. Le arriva la convocazione per la prima dose: 21 marzo ore 9 al centro vaccinale di Portici, in provincia di Napoli, dove risiede. Le tocca AstraZeneca. Durante l’anamnesi racconta dello shock anafilattico che ha avuto a causa del’allergia alle uova. Il personale sanitario le dice che deve farlo in una struttura protetta. E le prenota un secondo appuntamento all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Dove però, il 27 marzo, Paola scopre non hanno l’AstraZeneca. E che sul consenso informato che lei ha firmato c’è scritto che le deve essere inoculato il Pzifer.
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Qui inizia il calvario. La rimandano a Portici, perché per i sanitari del nosocomio deve ricevere AstraZeneca. Il 30 marzo un nuovo nulla di fatto. Il centro vaccinale della città della Reggia ripete che deve essere vaccinata presso una struttura ospedaliera. Quarta prenotazione. Il 3 marzo si presenza a Castellammare. Le viene riferito che non c’erano le dosi di AstraZeneca necessarie. Rimandata a giorno dopo. Il 1 aprile le dicono che risultava registrata come operatrice scolastica, ma non come educatrice. Voce che nella piattaforma regionale non esiste. Rimanda ancora. Sesto appuntamento. «Il 6 aprile mi rimbalzano ancora. Chiedo di parlare con il responsabile del dipartimento che mi riferisce della cancellazione di alcuni appuntamenti e che avevano dimenticato di avvisare alcune persone. Tra cui io. Ho sbottato e ho sottolineato che erano incpompetenti», racconta Paola a dalSociale24.
Del resto ore di attesa vanificate dalla mancata organizzazione della struttura ospedaliera non vanno a favore del sistema. E anche quest’ultimo ha delle grosse lacune se una persone viene rimbalzata sette volte (fino ad oggi) da due centri vaccinali. E senza ricevere la sua prima dose. «Tra il treno e l’attesa in fila all’ospedale perdo delle ore. E non sono concentrata sul lavoro. Questa è una vicenda che ha del paradossale. La mia storia fa pensare che il personale non è preparato. Che il Paese non è riuscito a mettere a sistema la situazione dopo un anno. Se sono stata considerata un soggetto a rischio merito il Pfizer», aggiunge Paola. Intanto attende il settimo appuntamento. Fissato per il pomeriggio di giovedì 15. Ancora al San Leonardo. Paola spera la settimana sia quella buona. «Non ne posso più. Questo continuo rimbalzo mi sta logorando»
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