I nonni contro la povertà educativa minorile

I nonni contro la povertà educativa minorile

Trecento i nonni, cinquecento i bambini da 0 a 6 anni, 1200 le famiglie, principalmente fragili, coinvolti nel progetto negli ultimi tre anni

Il 54 per cento dei minori che vivono in situazioni di disagio socio-economico-culturale non raggiunge buoni risultati a scuola. Il 66 per cento dei figli con entrambi i genitori senza diploma non si diplomano a loro volta. Nelle grandi città si registra un numero maggiore di neet nei quartieri con maggiori situazioni di disagio. In Italia il numero dei bambini in povertà assoluta è triplicato negli ultimi dieci anni e la spesa pubblica di investimenti a loro destinata è stata fino ad ora piuttosto marginale. Contrastare la povertà educativa minorile è una necessità sempre più crescente. Con tutte le forze possibili. Per questo tre anni fa Auser ha lanciato il progetto “I nonni come fattore di potenziamento della comunità educante a sostegno delle fragilità genitoriali”.

Quattro le regioni coinvolte: Lombardia, Toscana, Umbria e Basilicata. Trecento i nonni. Cinquecento i bambini da 0 a 6 anni. 1200 le famiglie, principalmente fragili. Come quelle con genitori separati o in condizioni economiche difficili. Famiglie che spesso vivono in territori dove i servizi scarseggiano. 47 i partner con soggetto capofila Auser Lombardia. Il progetto è stato realizzato nell’ambito del bando per la prima infanzia affidato per la gestione da fondazione on il Sud all’impresa sociale Con i bambini.

Durante il percorso sono stati realizzati  spazi gioco e attività di laboratorio in cui le risorse dei volontari Auser si sono affiancate a quelle del  personale educativo già coinvolto. Sono stati realizzati utili sportelli presso i quali le famiglie sono state accolte, hanno ricevuto sostegno e informazioni, sono stati organizzati momenti formativi. Tutti gli interventi sono stati finalizzati a  contrastare l’isolamento socio culturale e la povertà educativa delle famiglie e a prevenire il rischio di deprivazione dei bambini. In Lombardia è stato scelto il grande hinterland milanese di Sesto San Giovanni e quattro comuni della provincia di Cremona dove molte famiglie vivono in casolari isolati e lontano da scuole e servizi; in Umbria  sono stati scelti piccoli comuni e realtà che hanno accolto le comunità terremotate e in Basilicata  diversi comuni che hanno problemi di spopolamento e di integrazione dei migranti; nel senese in Toscana si è dato sostegno a genitori single e a famiglie di migranti.

«I nostri nonni volontari sono stati bravi nel tessere relazioni con i bambini e con le famiglie, hanno trasmesso affetto, competenze, esperienza di vita. Sono diventati un punto di riferimento serio e solido e non si sono mai fermati, nemmeno durante il lockdown», ha detto la presidente di Auser Lombardia e responsabile del progetto, Lella Brambilla. «I nonni di comunità hanno dimostrato che cambiare si può. I nonni da sempre svolgono un ruolo fondamentale di supporto e di aiuto nel welfare familiare. Sono un punto di riferimento affettivo, educativo con il loro bagaglio di esperienza e di memoria, sono un sostegno importante nell’organizzazione della quotidianità», ha aggiunto il presidente di Auser Enzo Costa.

@dalsociale24

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