Lotta a mafie parte da Campania

Lotta a mafie parte da Campania

L’intervista al consigliere regionale della Campania Viglione

Questa mattina presso il Consiglio regionale della Campania si è tenuto l’incontro delle commissioni regionali antimafia d’Italia. Tra i consiglieri regionali della Campania era presente Vincenzo Viglione. Con lui abbiamo provato a fare un punto sulla prima riunione del neonato coordinamento.

Quale era l’intento della riunione di coordinamento delle commissioni sul contrasto della criminalità organizzata sul tema dei beni confiscati?
«L’incontro di stamattina si colloca in un ciclo di incontri che il Coordinamento nazionale delle commissioni e degli osservatori sulla legalità e sul contrasto alla criminalità organizzata ha avviato ad aprile con incontri territoriali organizzati dopo diverse riunioni tenute presso la sede del coordinamento a Roma. L’intento è quello di mettere in condivisione lavori ed esperienze dei vari enti regionali impegnati in questo senso e creare in questo modo una rete di conoscenze e studi indispensabili per superare quell’approccio per certi versi ancora troppo localistici che caratterizza la lotta alle mafie».

E’ stato raggiunto?
«Noi crediamo di si. E’ stato riconosciuto infatti dai colleghi delle altre regioni l’alta qualità del lavoro svolto dalla nostra commissione regionale, sia in relazione al lavoro svolto in materia di aggiornamento della legge regionale sul riutilizzo dei beni confiscati, sia alle modalità con cui tale lavoro è stato svolto che ha visto la commissione lavorare sempre fuori dagli steccati ideologici di partito. Che è poi il presupposto essenziale per poter lavorare bene nel quadro del contrasto alla mafie».

Questo incontro che apporto può dare al lavoro della Campania sul temi del riutilizzo dei beni confiscati?
«Il riconoscimento del buon lavoro svolto, nel qualificare la Campania ancora una volta come regione all’avanguardia in questo settore, alza l’asticella delle aspettative nel panorama generale della gestione dei beni confiscati che a questo punto si possono sintetizzare in due obiettivi imprescindibili per i quali abbiamo già iniziato a lavorare. Parliamo innanzitutto della formazione dei professionisti e degli operatori, da realizzare con il coinvolgimento delle università, affinché coloro che intendono cimentarsi con la gestione dei beni acquisiscano una maggiore consapevolezza che abbiamo a che fare con una realtà che non è più relegata in un recinto solo sociale, ma economico e di impresa fondamentale per i nostri territori. L’altro obiettivo deve essere quello di strutturare nuove strategie di recupero della aziende confiscate che come sappiamo hanno un destino molto più buio degli immobili. Otto aziende su 10 che falliscono quando vengono sequestrate significa perdere tanti posti di lavoro che in certi casi rischiano di far rimpiangere il tempo in cui l’azienda, in mano mafiosa, almeno portava lavoro. E in un territorio come il nostro questo non ce lo possiamo permettere».

Ciro Oliviero

Redazione
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