La profonda fragilità del Paese

La profonda fragilità del Paese

Tutti i segnali che arrivano dall’Emilia-Romagna sono il segnale di una profonda fragilità dal punto di vista idraulico e idrogeologico

Il modo più sbagliato per analizzare ciò che sta avvenendo in Emilia-Romagna è lanciarsi in un poco sensato confronto tra interventi di protezione del suolo e realizzazione del leggendario ponte sullo Stretto. Innanzi perché offende la sofferenza delle decine di migliaia di sfollati (e la memoria delle vittime) che in queste ore di tutto hanno bisogno tranne che di polemiche buone solo per battibecchi politici.

Nel nostro Paese c’è una scarsa cultura della prevenzione. E questo è un fatto, la cui dimostrazione plastica è insita nei dati dell’ultimo rapporto Ispra sul consumo di suolo (2022) che a livello nazionale parlano di 2,2 metri quadrati di suolo persi ogni secondo nell’ultimo anno. Dati che ci fanno comprendere come gli eventi franosi e alluvionali degli anni passati hanno insegnato poco o nulla alla politica e alle istituzioni che da anni sono ferme in termini di legislazioni specifiche sul contrasto al consumo di suolo. Panniamo alle tragedie di Livorno nel 2017 piuttosto che di Liguria e Piemonte nel 2016, di Benevento nel 2015, o quella recente di Messina dello scorso dicembre.

Tutti segnali più che evidenti di una profonda fragilità dal punto di vista idraulico e idrogeologico del territorio nazionale, acuita negli anni da una crisi climatica che per effetto di periodi siccitosi sempre più prolungati rende i terreni sempre meno capaci di assorbire acqua con una rapidità commisurabile all’intensità con cui le piogge si presentano nella forma della cosiddette bombe d’acqua, con la conseguenza di dare origine a veri a propri ondate superficiali che poi provocano inondazioni come quelle che abbiamo imparato a conoscere dalle immagini degli organi di informazione.

I corsi d’acqua risultano spesso poco o per niente manutenuti con il conseguenti incremento del rischio esondazione a causa di bacini di deflusso ridotti da eccesso di detriti o vegetazione. C’è una quantità di acqua dispersa in atmosfera che cresce anno dopo anno per effetto del surriscaldamento globale e del conseguente scioglimento di ghiacciai, della quale si continuano ad ignorare le potenziali conseguenze in termini di ricaduta in forma di pioggia. Insomma, serve una presa di coscienza seria e collettiva da parte della politica e delle istituzioni sul tema della prevenzione e della messa insicurezza dei territori per rendere gli stessi capaci di fronteggiare eventi che, ci piaccia o no, saranno sempre più frequenti fintanto che gli equilibri naturali verranno continuamente aggrediti da attività antropiche ben poco rispettose dell’ambiente.

@VinsViglione

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