L’Italia è in povertà educativa

L’Italia è in povertà educativa

Borgomeo: «credere che sia un fenomeno che riguarda solo il sud è un errore prospettico»

Un’indagine demoscopica di Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile evidenzia che gli italiani sono preoccupati per la povertà educativa. Ben 9 su 10 lo ritengono un fenomeno grave. Per l’83 per cento del campione è necessario mettere in campo azioni di contrasto. Il 76 per cento delle persone intervistate ritiene che la colpa maggiore risieda nella disattenzione dei genitori. Punta in dito contro il disagio sociale il 67 per cento, contro lo svantaggio economico il 64, contro la conflittualità familiare il 62%, contro il degrado dei quartieri il 59 per cento.

C’è anche chi ammette (25%) di non sapere esattamente cosa sia la povertà educativa. Le preoccupazione maggiori per i minori infatti sono relative agli adolescenti. Dalla dipendenza da smartphone e tablet per il 66 per cento al bullismo o violenza al 61. Dalla diffusione della droga per il 56 all’aggressività nei comportamenti per il 52 per cento del campione intervistato.

Alla presentazione dell’indagine presso la sede di Acri a Roma era presente anche il vice ministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni. «La povertà educativa è strettamente legata a quella economica, come viene percepito anche dal 64 per cento dei cittadini, ma il fenomeno ha una portata più ampia. Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile – ha detto Buffagni – rappresenta una forte innovazione per il Paese, per dare un futuro a minori e famiglie».

Il presidente dell’impresa sociale Con i Bambini, Carlo Borgomeo, ha sottolineato che «credere che sia un fenomeno che riguarda solo il sud (63%) o gli adolescenti (56%) è un errore prospettico: la povertà educativa, seppur marcata in molte aree meridionali e tra i giovanissimi, come dimostrano i tanti progetti avviati sul territorio nazionale, anche se con diversa gravità riguarda tutto il Paese e intacca il futuro dei ragazzi già dalla prima infanzia. E’ proprio da qui che dovremmo affrontare e che affrontiamo il fenomeno».



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