L’integrazione sociale per combattere la tratta

L’integrazione sociale per combattere la tratta

I risultati del progetto Win – Trafficked Women Integration realizzato nell’ambito del programma Amif-Asylum, Migration and Integration Fund dell’Unione Europea

Nell’autunno 2019 ha preso il via il progetto “Win – Trafficked Women Integration”. Realizzato nell’ambito del programma Amif-Asylum, Migration and Integration Fund dell’Unione Europea, aveva lo scopo di sostenere l’integrazione socio-economica delle donne vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale e per prevenire gli abusi di nuova tratta. Cinque i partner. Fondo Provinciale Milanese per la Cooperazione Internazionale, cooperativa sociale Lule ed impresa sociale Energheia per l’Italia, Asociación Amiga por los derechos humanos de las mujeres per la Spagna e Animus Association per la Bulgaria.

Oggi, in occasione della Giornata europea contro la tratta delle donne, sono stati presentati i risultati del progetto. In questi due anni Win ha coinvolto 57 donne: 15 in Italia, 21 in Spagna, 21 in Bulgaria. Le beneficiarie in Italia erano tutte di origine nigeriana. Sono state coinvolte in percorsi individuali di integrazione sociale e lavorativa. Tra le principali attività lavorative nelle quali sono state introdotte ci sono commesse, parrucchiere, magazziniere, ristorazione, babysitter, badanti. Tra le principali criticità la limitata conoscenza dell’italiano e la mancata esperienza lavorativa pregressa.

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Tutte le donne beneficiarie del programma sono vittime di tratta. A differenza di quanto si possa credere non si tratta solo di donne nigeriane od ucraine. O di altre nazionalità che maggiormente vengono associate alle vittime di questi crimini. Dal rapporto di Win si legge che principali sfruttamenti avvengono all’interno dei Paesi s’origine, anche in Europa. Le donne romene, bulgare, ungheresi, belghe e francesi le principali vittime. «Al di fuori dei propri Paesi d’origine, i principali mercati di destinazione di queste schiave sono quelli dove la prostituzione è legalizzata: Olanda, Germania e Belgio. Si tratta quindi di un mercato schiavistico che non è alimentato solo da differenze geografiche ma anche sociali all’interno di Paesi europei. Quindi – ha detto la senatrice Emma Pavanelli – la prima soluzione concreta è contrastare queste diseguaglianze sociali intollerabili all’interno dell’Ue. E poi bisogna agire sulla domanda di questi schiavi, contrastando lo sfruttamento della prostituzione, così come quello del lavoro nero».

@dalsociale24

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