Dodici anni per omicidio preterintenzionale per i due carabinieri
La sentenza di ieri «dopo dieci anni di battaglie restituisce giustizia, verità e dignità a Stefano Cucchi», ha detto il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella. Nell’aula bunker di Rebibbia la Corte di Assise ha letto la sentenza di condanna a dodici anni per omicidio preterintenzionale per i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.
«All’indomani della morte di Stefano – dichiara Gonnella – avevamo contattato la sua famiglia e, insieme a Luigi Manconi, avevamo pubblicamente chiesto chiarimenti su cosa fosse accaduto a quel ragazzo che, finito nelle mani dello Stato in buone condizioni di salute, aveva subito mostrato segni di quelle che potevano essere violenze, che ora sappiamo essere state opera di alcuni appartenenti all’Arma dei Carabinieri e che ne hanno poi provocato la morte».
Dieci anni dopo si è giunti alla verità grazie alla testimonianza di Francesco Tedesco, che da imputato ha deciso di raccontare come si erano svolti i fatti e al quale sono stati inflitti due anni e sei mesi per falso. Al maresciallo Roberto Mandolini, comandante della stazione Appia dove fu portato Stefano, è stato condannato a 3 anni e 8 mesi. Assolto Vincenzo Nicolardi. Dopo dieci anni si è giunti alla verità grazie soprattutto alla tenacia di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano che sin dal giorno della morte del fratello ha giurato che sarebbe andata in fondo a quella storia.
Dopo la lettura della sentenza proprio Ilaia ha ricordato che «oggi ho mantenuto la promessa fatta a Stefano dieci anni fa quando l’ho visto morto sul tavolo dell’obitorio. A mio fratello dissi: Stefano ti giuro che non finisce qua. Abbiamo affrontato tanti momenti difficili, siamo caduti e ci siamo rialzati, ma oggi giustizia è stata fatta e Stefano, forse, potrà riposare in pace».