Garantire apertura dei centri antiviolenza

Garantire apertura dei centri antiviolenza

Il parere del coordinatore dell’area Antiviolenza del Consorzio Terzo Settore, Giovanni Russo

Piera Napoli, 32 anni. Luljeta Heshta, 47 anni. Ilenia Fabbri, 46 anni. Hanno in comune di essere donne. E di essere state ammazzate dalla follia di altrettanti uomini. «Questo solo in 24 ore, altri 8 femminicidi in meno di 40 giorni», commenta il coordinatore dell’area Antiviolenza del Consorzio Terzo Settore, Giovanni Russo. Proprio ieri dalSociale24 riportava le statistiche Istat circa gli omicidi. I femminicidi sono in aumento. Il lockdown della scorsa primavera e le varie restrizioni dell’ultimo anno hanno costretto molto spesso le donne a stare più a stretto contatto con chi le maltratta.

Ci sono progetti di accoglienza come centri antiviolenza e case rifugio. Sono stati cruciali durante la pandemia. Come a Napoli, dove il Cav centrale è restato aperto con il progetto Chi ti ama, ama la tua libertà. Numeri importanti tra accoglienza, presa in carico, consulenza, telefonate al numero verde. Ma esperienze di questo tipo sono meno diffuse di quanto sarebbe necessario. Ed in molti casi a causa dell’assenza delle istituzioni. «Purtroppo ormai non ci sono più mezzi termini: le istituzioni che non offrono sostegno costante permettendo alle organizzazioni di svolgere il loro lavoro con le dovute risorse sono complici della violenza maschile sulle donne», sottolinea Giovanni Russo.

COME AGIRE

Il coordinatore dell’area Antiviolenza del Consorzio Terzo Settore ha le idee chiare su quali sarebbero le mosse da mettere in campo nell’immediato. In primis «garantire la costante apertura dei centri antiviolenza in base al numero di abitanti come previsto dalla convenzione di Istanbul». Per proteggere le donne dai maltrattanti è necessario «aprire un numero consono di case protette quando viene valutata, da forze dell’ordine e servizi sociali, l’impossibilità di garantire l’incolumità e queste siano necessarie per la protezione di donne e minori».

«O si da concretezza a questi obiettivi minimi subito o continueremo a contare, colpevolmente, le vittime. Obiettivi minimi – aggiunge Russo -, perché poi sappiamo bene che partendo dal tema del lavoro e passando alla prevenzione le difficoltà ed i temi da affrontare sono tanti ed altrettanto urgenti».

@dalsociale24



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