Castellammare è lo specchio della politica

Castellammare è lo specchio della politica

La questione criminale deve entrare nell’agenda politica, data che la criminalità è entrata appieno nella politica e nella classe dirigente del Paese

Lo scorso 25 febbraio, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ha deliberato lo scioglimento per diciotto mesi del Consiglio comunale di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli. Decisione arrivata ad una settimana dalla lettera che i comitati di Liberazione dalla camorra dell’area sud, dell’area est e dell’area nord di Napoli avevano scritto proprio al numero uno del Viminale. «Ci sono ampie zone del territorio napoletano dove la democrazia è sospesa e dove una minoranza costringe la popolazione a chinare la testa. La questione criminale deve entrare nell’agenda politica, si legge nella missiva», scrivevano i comitati in quella missiva. Ed è quello che è accaduto a Castellammare di Stabia.

I segnali c’erano già stati. A giugno dello scorso anno il consigliere comunale Emanuele D’Apice, nel discorso di insediamento a presidente del Consiglio comunale aveva ricordato suo padre Luigi, pregiudicato di camorra, conosciuto con il soprannome di ‘O ministro. Nel suo intervento il consigliere anziano dell’assise stabiese lo aveva definito «il mio faro che mi ha insegnato tutto: i valori, l’educazione, il rispetto oggi devo a lui l’uomo che sono». A quelle parole sono seguiti gli applausi dei consiglieri comunali. Già in quell’occasione il senatore Sandro Ruotolo ed il coordinatore di Libera Campania, Mariano Di Palma, avevano preso dure posizioni. Ed ancora prima, a marzo dello scorso anno, i senatori Ruotolo, De Petris, Errani, Mirabelli e Valente hanno depositato un’interrogazione al ministro dell’Interno sugli affari del clan D’Alessandro nel sistema degli appalti pubblici, nell’inquinamento della politica locale, nel servizio ambulanze e di pulizie del locale ospedale San Leonardo.

A seguito della decisione del Consiglio dei ministri di sciogliere il Consiglio comunale della città vesuviana, il senatore Ruotolo ha sottolineato che «avevamo visto giusto, anzi, il quadro che emerge dalla relazione della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese con cui si è sciolto il Comune di Castellammare di Stabia per infiltrazioni della camorra, è ancora più grave di quello che nessuno di noi potesse immaginare». Perchè non si tratta solo di parentele o affinità. Le azioni criminali sono state perpetrate su appalti, abusivismo, assunzioni, rifiuti. «Addirittura il sindaco non solo è testimone di nozze di un esponente di una famiglia camorristica, ma le sue ditte, quelle dello sposo, nonché quelle afferenti al suo giro d’affari, diventano le protagoniste indiscusse negli affidi sotto soglia», evidenzia Ruotolo. «Per non parlare delle inchieste Domino 1 e 2 che ci dicono che i clan hanno favorito il centro destra, e Olimpo che ci dà la mappatura dei rapporti clan, politica e una certa imprenditoria», aggiunge il senatore.

«È il tempo del lavoro per ricostruire una classe politica in grado di riaccendere la speranza. È il tema di come si formano le classi dirigenti. Da vicende come quelle di Castellammare, tutti, al di là dell’appartenenza politica, dovrebbero prendere le distanze. Non c’è centro destra o centro sinistra che tenga rispetto ad una permeabilità così forte della vita pubblica che poi è il governo delle città», conclude Sandro Ruotolo.

@ciro_oliviero

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