La campagna Un’altra difesa è possibile approda in una nuova fase. Le sei associazioni che si occupano di pace, disarmo, solidarietà e servizio civile cogliono aprire un dialogo con le istituzioni. Lo fanno attraverso la presentazione di una petizione inviata alle due Camere del parlamento. Con la petizione le realtà proponenti chiedono di legiferare per l’istituzione del Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta.

Nel corso della 17esima legislatura la campagna aveva raccolto le firme sufficienti per una proposta di legge di iniziativa popolare. Trasformata in proposta di legge parlamentare grazie a 70 firmatari che l’avevano incardinata nelle competenti commissioni della Camera. I referenti della campagna chiedono un incontro con i parlamentari per riavviare quel percorso.

«Abbiamo scelto di utilizzare lo strumento della petizione, previsto dall’articolo 50 della Costituzione. Il 2 giugno è la festa della Repubblica concepita nell’urna referendaria, quindi con il più civile dei processi democratici. Queste sono le nostre radici. La Repubblica che ripudia la guerra ha bisogno della difesa civile non armata e nonviolenta», ha affermato il coordinatore della campagna e presidente del Movimento Nonviolento, Mao Valpiana.

I proponenti chiedono «il riconoscimento della parità costituzionale tra difesa militare e difesa civile: pari dignità, pari legittimità». La proposta di legge prevede che sia lasciata ai cittadini contribuenti la possibilità di scegliere se destinare il proprio contributo al finanziamento del Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta. Questo sarebbe necessario, secondo le sei realtà associative, per coordinare le varie forme di difesa civile non armata e nonviolenta: dal Servizio Civile universale alla Protezione civile, dai Corpi civili di pace ad un Istituto di ricerca per la risoluzione nonviolenta dei conflitti.