Avviso Pubblico, 29 anni di impegno per la legalità

Avviso Pubblico, 29 anni di impegno per la legalità

Dal 2010 al 2023 l’associazione ha censito oltre 5mila episodi di intimidazione nei confronti di amministratori e funzionari pubblici, in oltre 1600 Comuni

Due giorni intensi, carichi di significati e responsabilità, quelli che si sono conclusi ieri a Napoli con l’Assemblea nazionale di Avviso Pubblico. Un appuntamento che non è stato solo una celebrazione, ma un’occasione concreta per ribadire quanto sia necessario oggi più che mai costruire una rete di legalità organizzata a partire dai territori, soprattutto quelli più fragili e più esposti al potere delle mafie. Al complesso monumentale di Sant’Anna dei Lombardi si è svolto un incontro che ha riportato al centro del dibattito il ruolo degli enti locali nella prevenzione e nel contrasto alla criminalità organizzata.

Nel giorno del suo ventinovesimo compleanno, Avviso Pubblico ha rilanciato con forza la propria missione: sostenere gli amministratori locali onesti, formarli, informarli, proteggerli. Era il 1996 quando quattordici sindaci decisero di mettersi insieme per difendere la democrazia e la trasparenza. Oggi sono oltre seicento, e ogni anno si aggiungono nuove adesioni. Ma la sfida, come ha ricordato il presidente Roberto Montà, è ancora lunga. «In un momento storico in cui le mafie si riorganizzano e si espandono su scala nazionale e transnazionale, occupando spazi significativi della nostra economia e minando i diritti e la tenuta democratica del nostro paese, gli Enti locali rappresentano un baluardo fondamentale per la tutela dei diritti, della giustizia sociale e della legalità democratica», ha dichiarato Montà.

E i dati, purtroppo, confermano questa urgenza. Dal 2010 al 2023 Avviso Pubblico ha censito oltre cinquemila episodi di intimidazione nei confronti di amministratori e funzionari pubblici, distribuiti in più di 1600 Comuni italiani. Un fenomeno capillare, che colpisce soprattutto i piccoli centri, dove la pressione criminale incontra minori anticorpi istituzionali. La Campania è la regione con il più alto numero di Comuni colpiti e la seconda per minacce totali. Quasi 800 atti intimidatori in tredici anni, con punte preoccupanti nella provincia di Napoli.

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La cronaca recente lo dimostra. Scioglimenti per mafia, minacce ai giornalisti, infiltrazioni nei processi elettorali. La Campania ha visto sciogliere 124 Comuni per infiltrazioni mafiose dal 1991 a oggi. Solo nel 2025 i commissari prefettizi sono arrivati a Poggiomarino e Caserta. Lo stesso Comune di Quindici, in provincia di Avellino, è stato sciolto quattro volte. E mentre in alcune zone l’informazione resta l’unico presidio di verità, chi racconta la criminalità viene minacciato o messo sotto scorta. Come Mimmo Rubio ad Arzano o Marilena Natale nel casertano. In questa stessa regione operano cinque dei venticinque giornalisti sotto scorta in Italia.

Sono 4.600 i beni confiscati alla camorra. Di questi, 2.237 sono in gestione, ovvero non sono ancora stati trasferiti e sono gestiti direttamente dall’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati. Gli altri 2.363 sono beni destinati, e trasferiti nel patrimonio indisponibile dello Stato, delle Regioni, dei Comuni o messi in vendita. Tra questi 3.078 sono a Napoli e in provincia. Sul totale dei beni 688 sono aziende confiscate. Numeri importanti anche per le interdittive antimafia. Dal 2019 fino al primo trimestre del 2023 in Campania sono state emesse 1.791, delle quali 1.093 nell’area metropolitana di Napoli.

Tra gli interventi anche quello del Sostituto Procuratore Nazionale presso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Antonio Ardituro. ha inoltre aggiunto come «La nazionalizzazione delle mafie si spiega essenzialmente per la forte connessione tra le organizzazioni mafiose e i tessuti economici e istituzionali del Paese. Gli amministratori locali sono chiamati a dare risposte in questo senso attraverso l’uso degli strumenti a loro disposizione», ha detto Ardituro.

@dalsociale24

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