Alternativa a vita mafiosa per ragazzi

Alternativa a vita mafiosa per ragazzi

25 donne calabresi hanno già fatto questo percorso grazie al giudice Di Bella

Un protocollo d’intesa per garantire ai minori provenienti da contesti mafiosi le stesse opportunità degli altri. Offrire una reale alternativa alla vita mafiosa valorizzando le potenzialità dei ragazzi senza doverli far diventare collaboratori di giustizia. Per realizzarlo è necessario creare una rete che dia supporto economico, logistico, psicologico e lavorativo alle donne e ai minori che arrivano da contesti ‘ndranghetisti.

Un esempio pratico di questo protocollo in realtà esiste già. Ed è anche più di uno. Per la precisione sono 25, ovvero il numero di donne calabresi che hanno già fatto questo percorso grazie al lavoro del presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria Roberto Di Bella. Lo stesso giudice era presente alla firma del protocollo al Miur con il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti e quello della Giustizia, Alfonso Bonafede. Alla ratifica del protocollo anche il ministro per le Pari opportunità, Elena Bonetti, il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.

Al Miur era presente anche il presidente di Libera, Luigi Ciotti. Questi ha sottolineato che è necessaria «una svolta perché sono 164 anni che noi parliamo di mafia. Nonostante l’impegno di chi ha sacrificato la propria vita, c’è tutta la nostra gratitudine, ma serve una svolta. La mafia più pericolosa è la mafia delle parole, parlare e non fare. Ne abbiamo sentite tante nel corso degli anni».



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