Il 2 agosto del 1980 l’esplosivo nella sala d’aspetto della seconda classe uccise 85 persone
Il 2 agosto 1980 la stazione dei treni di Bologna «era una cosa, una roba senza senso o forma. Polvere e macerie, gente ferita e grida». Canta così nella canzone Linea 30 Lo Stato Sociale. La canzone sulla strage di Bologna. La linea 30 era il tram che da via Marconi scendeva verso Piazza dei Martiri e poi faceva stazionamento in piazza Medaglie d’Oro. Davanti la stazione centrale. Ancora oggi la linea 30 fa quella strada. Il 2 agosto di 42 anni fa nessuno poteva immaginare che quello sarebbe stata ricordata nella storia come la giornata della strage di Bologna.
Non lo immaginava Angela Fresu, che perse le vita a 3 anni. La più piccola delle 85 vittime della bomba alla stazione di Bologna. Non lo immaginava Antonio Montanari, che a 86 fu la vittima più anziana di quell’attentato terroristico. 9 le persone straniere decedute. 19 gli studenti. E ancora 5 insegnanti, 14 operai, 12 impiegati, 7 pensionati, 14 casalinghe. 85 persone che avrebbero dovuto raggiungere parenti, amici in diversi angoli del Paese. Sono 50 le città dalle quali provenivano le vittime della strage di Bologna.
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Fino alle 10.25 di quel giorno di 42 anni fa Bologna non sapeva che quella data sarebbe rimasta nella storia. Teatro del più grande attentato terroristico del dopoguerra in Italia. Una valigia abbandonata nella sala d’aspetto della seconda classe fece crollare l’ala ovest dell’edificio. L’esplosione colpì anche il treno Adria Express 13534 da Ancona a Basilea in sosta sul primo binario. 30 metri di pensilina di strutti. Così come il parcheggio dei taxi davanti alla stazione. 23 chili di esplosivo composti da una miscela di 5 chili di tritolo e T4 e da 18 chili di gelatinato. Oltre 200 i feriti che si aggiunsero agli 85 morti.
