Nel 2019 in calo la povertà assoluta

Nel 2019 in calo la povertà assoluta

Si è verificata in concomitanza dell’introduzione del Reddito di Cittadinanza

Nel 2019 si riducono il numero e la quota di famiglie in povertà assoluta. La prima volta dopo quattro anni di aumento. La percentuale si assesta al 6,4, contro il 7 per cento del 2018. In termini assoluti sono quasi 1,7 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta. Quasi 4,6 milioni le persone coinvolte. A certificarlo è l’Istat nel report La povertà in Italia nel 2019.

Calo significativo nel Mezzogiorno: dal 10 all’8,6 per cento. La povertà individuale passa dall’11,4 dell’anno precedente al 10,1 per cento. Nonostante ciò l’incidenza più alta è sempre al sud e nelle isole. Rispettivamente dell’8,5 e dell’8,7 per cento. Al nord-ovest è del 5,8 per cento, del 6 nel nord-est e 4,5 per cento al centro. Si riduce la quota di famiglie povere nei comuni centro di area metropolitana. A livello nazionale dal 7,2 al 5,9 per cento. Al sud dal 13,6 al 9,8 per cento.

L’incidenza è più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti. Il 9,6 per cento tra quelle con quattro componenti ed il 16,2 per cento tra quelle con cinque e più. Tra le famiglie con un figlio convivente, soprattutto se minore, la percentuale è del 6,5. Tra le famiglie con tre o più figli minori è del 20,2 per cento. L’incidenza tra le famiglie monogenitoriali è dell’8,9 per cento.

L’incidenza di povertà assoluta è elevata tra chi vive in affitto. Le oltre 726mila famiglie povere in affitto rappresentano il 43,4 per cento di tutte le famiglie povere, a fronte di una quota di famiglie in affitto del 18,4 sul totale delle famiglie residenti. Al sud sono rappresentano il 18,9 per cento dei casi. Al nord il 14,4 e al centro l’11,9 per cento.

La diminuzione della povertà assoluta si è verificata in concomitanza dell’introduzione del Reddito di Cittadinanza (che ha sostituito il Rei). Una misura che ha interessato, nella seconda parte del 2019, oltre un milione di famiglie in difficoltà. Numeri incoraggianti che restano però molto superiori a quelli precedenti la crisi del 2008-2009.

Redazione
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